lunedì 23 novembre 2009

Aridanghete

Che barba, che noia. Che noia, che barba. Come dice la Mondaini. Uffa, che palle. Come dico io. Insomma, ci risiamo. E’ arrivato quel periodo dell’anno che amo e che odio, che mi piace da pazzi e che se potessi salterei direttamente al sette Gennaio, che mi fa andare in fibrillazione alla prima pallina glitterata che vedo e che mi fa salire l’ansia come non mai. Non sono impazzita, o forse è proprio perché lo sono, ma il mese che precede il Natale mi fa sempre quest’effetto, mi elettrizza e mi deprime al tempo stesso. Un ottovolante di sentimenti contrastanti, una giostra impazzita che non si fermerà fino ai primi giorni del duemiladieci. Benché ogni anno mi premunisca, indossando una lucente armatura e allenandomi con un po’ di training autogeno, ci ricasco sempre. Vado in brodo di giuggiole all’idea di decidere il colore dell’albero, il leitmotiv delle decorazioni, indecisa tra il bianco totale, il viola luccicoso, che però da queste parti potrebbe essere equivocato con un amore sviscerato per la Fiorentina, cosa che manco per l’anticamera, e le decorazioni bio, tutte legno, feltro e bacche in quantità. Piango lacrime amare al rileggere quella poesia scritta dalla dodicenne gallinella, …di fronte ad un albero spento, nel silenzio del giorno di Natale, al ricordarmi perfettamente la tristezza del giorno in cui la scrissi, e al rendermi conto di quanto quei Natali mancati mi manchino ancora così tanto. Sfoglio con ardore la brochure natalizia di Ikea che ha invaso il portapubblicità fuori dal portone, innamorandomi di qualsiasi lucina come se nemmeno dovessi illuminare l’Empire State. Abbraccio mia madre e non riesco a stringerla come vorrei, non posso non pensare ai nostri Natali di solitudine, a quanto la vita si stata ingiusta con lei, con noi, e mi sento assalire da quel dolore che conosco così bene ma al quale, diamine, non ci si abitua mai. Cercherò di camminare guardando dritto davanti a me, come un equilibrista sul filo, senza pensare al vuoto che c’è sotto ma solo alla bellezza del cielo che mi sovrasta. Mi butterò nella mischia, perché è così che si fa, e vai di calendari dell’avvento, di letterine a Babbo Natale anche se non ci si crede più perché far finta è forse ancora più bello, di liste di regali da buttar giù con un occhio ai desideri ed uno al portafoglio, di presepi da allestire con muschio e sassolini sul mobile nuovo e qualche biglietto old style da scrivere a mano e spedire leccando il francobollo. Se ogni tanto mi si velerà lo sguardo, darò la colpa al raffreddore.

4 commenti:

Francesca Palmas ha detto...

...come ti capisco...questo periodo mi fa lo stesso effetto, magari con meno ricordi di natali passati ma la sensazione è molto simile...

DaniVerdeSalvia ha detto...

Occhio Sister, che la mancanza dei Natali mancati non finisca per privarti anche di quelli attuali, ormai pochi e irripetibili, delle nostre piccole ancora piccole, che non credono più ma vogliono ancora giocare, per la loro e la nostra gioia, a tutto lo show di Babbo Natale.
Avremo tempo dopo...
Per ora pensa che l'albero era spento, come invariabilmente succede ogni anno a casa mia, perchè le lucine si erano fulminate.
Il passato è passato è passato è passato. Evitiamo di trombarci anche questo splendido presente!
Un abbraccio forte,
Dani
(per ora è passata, si nota?)

miciapallina ha detto...

Dopo un assenza un po forzata un po decisa dalla mia anima che per un momneto si era spenta, tornare e trovarti ha la forza di un sorriso.
Anche se adesso non si vede, quel tuo sorriso.
Quel tuo sorriso che è la tua forza e ti ha sempre mandato avanti, forte sicura e bella.
Non farti guastare dai ricordi...
da certi ricordi.... che sono come il sale nel pane.... se non ci sono il pane è bambo ma se sono troppi... non si può più mangiare.

nasinasi che ti vogliono bene

santin ha detto...

Mi hai fatto molto commuovere....abbiamo molte cose in comune...adoro le decorazioni natalizie..domenica era molto giù di morale e all'mprovvisiso mi sono detto, faccio l'albero di natale. Ho preso l'abete fuori al balcone, ho messo un disco di bing crosby, dean martine e frank sinatra, ho chiamato la tata e ho dato il via alle decorazioni. smbravo lana turner nello specchio della vita. ti bacio

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