martedì 18 dicembre 2012

Detto fatto

Evidentemente sono io che me la tiro da sola, praticamente un effetto gallina che si gufa, tanto per restare tra volatili. Fatto sta che qualche giorno addietro, mentre cercavo di districarmi tra gli acquisti natalizi, l’asse da stiro, la pioggia battente e le prove del coro gospel nel quale sono stata inserita di forza (in effetti, a chi non manca un coro gospel nella vita), avevo brevemente riflettuto su come non avrei disdegnato qualche giorno di stop causa influenza e… detto fatto, passate neanche ventiquattr’ore mi sono ritrovata alle prese con termometro e tachipirina, il tutto inframezzato da dolori allucinanti ad ogni singolo osso, molti dei quali ne ignoravo addirittura l’esistenza, ed improvvise corse in bagno. Ovviamente il riposo forzato è arrivato, e visti i collaterali ne avrei fatto volentieri anche a meno, ma mi chiedo come mai io sia stata esaudita in questa stupida richiesta mentre tutte le volte che penso, che so, al superenalotto, al biglietto vincente della lotteria o a far sì che una dissenteria fulminante colpisca il bieco di turno, i miei desideri vengano sempre bellamente ignorati. Vabbè, probabilmente me lo meritavo e basta questo antipatico virus che mi ha stesa per qualche giorno, ma forse non tutto il male viene per nuocere, visto che tra un colpo di tosse, uno starnuto e una tazza di tè bollente sono riuscita a preparare delle etichette proprio carine per la vendita di dolcetti natalizi della squadriglia scout della pulcina, a rivedere la puntata di Downton Abbey che mi ero persa ed a tirare fuori tutti i ricettari per decidere cosa cucinare per il pranzo del venticinque. Sì, direi che una volta passato il primo tempo per così dire drammatico e con effetti speciali, il secondo tempo di un virus dicembrino può rivelarsi decisamente sopportabile. Sono sicura che ci sarà anche un terzo tempo, alla stregua di quello del rugby, ed ugualmente spassoso: una seduta di stamping da fare indigestione. Dovrò solo stare attenta a non tossire sul glitter.

lunedì 10 dicembre 2012

Priorità

Per un motivo o per un altro negli ultimi anni il Natale mi ha colta alla sprovvista, facendomi ritrovare a pochi giorni dall’arrivo della slitta con l’albero ancora nudo e intirizzito in giardino e con la lista dei regali e dei to do non solo non ancora scritta ma addirittura nemmeno concepita, trascinandomi nello stesso stato d’ansia e di agitazione di quando la prof stava per cominciare ad interrogare ed io, ben cosciente di andare incontro ad una pietosa scena muta, sapevo anche di aver già esaurito le due miserissime giustificazioni concesse per l’anno in corso. Praticamente un devastante effetto countdown. Solo che un impreparato sul registro di Babbo Natale, quello rilegato in cuoio rosso e custodito nei secoli da schiere di laboriosissimi elfi, risulterebbe decisamente più umiliante di un tre all’interrogazione di Diritto. Quest’anno ho quindi deciso di rientrare nei ranghi e se possibile di provare anche a giocare la carta dell’anticipo, che tanto a far tardi sono sempre in tempo, visto che pare io disponga di una certa dote in materia, cosa che peraltro mal si addice ad una pissera precisina come la sottoscritta, ma del resto la vita è piena di eccezioni. L’albero è già vestito di tutto punto da giorni, quest’anno in una mise bianca e rossa che strapperebbe un sorriso anche a Jack lo Squartatore, stracarico di lucine, meline che sembrano uscite da Biancaneve e tredici tintinnanti campanelle, una per ciascuno dei Natali di mia figlia, in attesa che a giorni arrivi la numero quattordici. I regali sono già tutti in dirittura d’arrivo, compresi quelli provenienti da oltre oceano, che avere gli agganci americani ogni tanto fa davvero comodo, soprattutto col dollaro a uno e ventinove. Con la complicità della pulcina ci siamo pure concesse il lusso di una mattinata intera di stamping, creando cartoncini d’auguri, bigliettini e segnaposto, con il tavolo ingombro di inchiostri, timbri, polverine, brillantini, nastri e taglierine di ogni tipo, vittime di favolosi attacchi creativi che ci hanno fatto pensare solo a stelle e cuoricini, mentre, a forza di soffiare, il glitter si depositava sul divano, sulle tende e persino sulle orchidee, ma del resto un po’ di atmosfera scintillante fa bene anche al resto della casa, anche se non credo che il Galletto abbia particolarmente gradito la luminescenza che proveniva dalla sua felpa. La ghirlanda fa già bella mostra di se sul portone e i biglietti d’auguri devono solo essere spediti. E siamo solo al dieci dicembre. Ovviamente, il fatto che sulla lavatrice ci sia una pila di panni da stirare che per arrivare all’ultimo devo mettermi in punta di piedi, che entrambi gli stendini siano anch’essi stracarichi e stazionino nel bel mezzo del soggiorno, che il cestone dei panni sporchi stia iniziando a muoversi da solo, che con il solo uso dell’indice si possano scrivere poesie o improperi, a seconda dell’umore, sul piano dei mobili e che i pavimenti stiano assumendo una sospetta tonalità grigio topo, beh, credo che sia puramente irrilevante. E’ solo una questione di priorità.

lunedì 3 dicembre 2012

Non è niente, ma

Alla fine sono riuscita a dare un senso a tutte quelle pigne amorevolmente raccolte la scorsa estate lungo gli interminabili sentieri dei Nockberge. Quelle che, non appena il galletto e la pulcina deviavano dal sentiero in cerca di preziosi finferli e porcini, la sottoscritta si prodigava a raccogliere a piene mani, riempiendo tasche e zaino di pigne di tutti i tipi, di rametti assortiti ed in qualche occasione portandosi appresso anche qualche abitante che non voleva traslocare, come quello sfacciatissimo ragnetto che una sera ritrovai sotto la doccia con me. Quelle che in questi mesi sono state lasciate chiuse nel buio di una busta sullo scaffale più alto del ripostiglio, sicure di essere state dimenticate. Ma si sbagliavano, il progetto che le riguardava era nato nella mia testa nel momento stesso in cui le avevo raccolte, bisognava soltanto aspettare dicembre, e dieci minuti di tempo. Il mese adatto è arrivato ed anche, miracolosamente, i dieci minuti, così ho tirato fuori due candele dorate e luccicanti che avevo comprato tempo fa ad un mercatino e le ho circondate di pigne, quelle lunghe e strette dell’abete rosso, quelle panciute del pino nero e quelle piccolissime del larice, ancora attaccate al loro rametto, tutte nelle loro calde sfumature del legno, semplici e nude, ancora profumate di bosco, bellissime. Un lavorino da niente, roba davvero di pochi minuti, ma il solo guardarle mi scalda il cuore, mi fa pensare al Natale dietro l’angolo ed a quei lontani giorni di vacanza trascorsi nella natura incontaminata e silenziosa delle Alpi austriache.

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