mercoledì 26 gennaio 2011

Insalata di finocchi e arance

Non è mia, esiste chissà da quanto, ma non appena l’ho assaggiata a casa di un’amica qualche giorno fa, non ho potuto fare a meno di pensare che da quel momento lo sarebbe stata. Incredibilmente semplice, velocissima, assolutamente fresca e appetitosa. E visto che le insalate io le amo sempre, non solo quando fuori ci sono quaranta gradi, ecco che in una freddissima sera di gennaio questa deliziosa insalata apparirà sulla mia tavola.

Insalata di finocchi e arance

Ingredienti:
1 finocchio pulito e lavato
1 arancia non trattata
nocciole intere
olio extra vergine di oliva
sale
pepe verde

Preparazione:
Affettare finemente il finocchio e disporlo su un piatto da portata. Tagliare l’arancia non privata della buccia a fette sottilissime, da tagliuzzare a spicchietti o striscioline e disporle sopra il finocchio. Aggiungere qualche nocciola intera. Condire con olio extra vergine di oliva, sale e pepe verde macinato al momento.

venerdì 21 gennaio 2011

Articolo 54

Ieri sera Lilli Gruber si chiedeva come mai gli italiani non sembrino molto interessati a quanto sta accadendo. Nemmeno un paio d’ore più tardi anche Vittorio Zucconi in collegamento da Washington si poneva la stessa domanda, aggiungendo che gli americani pensano che visto che non ci opponiamo siamo evidentemente tutti come lui. E come gli americani, molto probabilmente anche buona parte del resto del mondo civile sta pensando la stessa cosa. Ecco, questo mi ha fatto veramente male. Io non sono come lui. Non lo ero prima, figuriamoci adesso, che solo al sentirle queste notizie mi viene la nausea e una voglia sempre più impellente di fare i bagagli. Ma cosa posso fare per dirlo, per dichiararlo, per non sentir più dire che non me ne frega nulla? Potrei attaccarmi un adesivo sul cappotto tipo quelli delle diete ho perso dieci chili, chiedimi come, con su scritto invece ho voglia di vomitare, chiedimi perché, ma probabilmente mi starebbero tutti alla larga. Io non credo che agli italiani gliene importi poco, non a tutti perlomeno, credo che molto più tristemente si sentano sfiduciati, disarmati, senza alternative, come sempre più spesso mi sento io. Se ci prendessimo tutti per mano riusciremmo a parlare con voce più alta, a fare qualcosa di concreto, a guardare avanti e ricostruire il paese che abitiamo. Proviamoci. Abbiamo già una cosa bellissima che ci unisce da più di sessant’anni, si chiama Costituzione. Basterebbe solo farla valere.

Articolo 54 - Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

martedì 18 gennaio 2011

Quella sacra mezz'ora

I baci, i saluti. Poi finalmente la porta si chiude e dopo il rumore e le voci che hanno rimbalzato sui muri nell’ultima ora, cade il silenzio. In casa resto solo io. Ancora impigiamata e con i capelli da pazza, ma sola. Il tempo che mi resta non è molto, poco più di mezz’ora prima che anche io debba varcare quella soglia, ma quei minuti li sento sempre speciali, da accarezzare uno ad uno e decidere cosa farne. Dilungarsi un po’ di più sotto il getto corroborante della doccia beandosi del profumo del nuovo docciaschiuma al mandarino o passarci sotto a razzo per concedersi un secondo caffè. Aprire l’armadio e scegliere cosa indossare mentre dalle finestre aperte entra l’aria fredda della mattina insieme ai primi timidi gorgheggi degli uccellini. Decidere cosa scongelare per la cena mentre mi lavo i denti. Accendere il pc per dare un’occhiata alla posta, allineare i sacchetti della differenziata vicino alla porta, preparare il mio packed lunch che mi ricorda tanto quello che mi davano quando studiavo in Inghilterra. Stendere al volo una lavatrice mentre penso a quanto mi piacerebbe tornare al carnevale di Venezia. Mettere a posto il dizionario di francese che la pulcina ha dimenticato in soggiorno, indossare una ballerina e uno stivale per decidere davanti allo specchio quale ci stia meglio con i leggings neri, riflettere sul fatto che quest’anno San Giovanni cadrà di venerdì e si potrebbe anche programmare una gitarella. Quante cose in quella piccola mezz’ora, dove il silenzio mi avvolge e la giornata mi aspetta, dove la mia mente galoppa e tira fuori tutto quello che c’è da fare, per l’adesso, l’oggi, il poi, il domani e il chissà. Guai a chi mi tocca quella mezz’ora. La mia sacra mezz’ora del tutto.

mercoledì 12 gennaio 2011

Anno nuovo (vita nuova)

Stavolta credo sia proprio il caso di dirlo, anno nuovo vita nuova. Dopo circa dieci anni di giornate lavorative che terminavano nel primo pomeriggio, i giorni del full time quasi non li ricordavo neppure più, relegati ad una vita precedente, quasi dimenticata, anche se sapevo che prima o poi si sarebbero riaffacciati alla mia porta. Cucù, siamo tornati, che ne dici di ricominciare a darci dentro? Come se in realtà in tutti questi anni di part time non avessi comunque continuato a darci dentro lo stesso a tempo pieno: uscire dall’ufficio, dritta in Vicolo Corto senza neppure passare dal via, e avanti sino a sera, notte, spesso inoltrata, indossando a rotazione i panni della lavandaia, cuoca, infermiera, animatrice di feste danzanti, traduttrice bimbesco-italiano italiano-bimbesco, domatrice di jene, centralinista, Mary Poppins, giardiniera, maga e soprattutto mamma. Anche se c’era chi pensava che stessi a pomeriggi interi sul divano a limarmi le unghie. Ma questa credo sia un’altra storia, scritta nel destino di ogni donna. Così, da questo duemilaundici, ricomincio a darci dentro professionalmente. Ancora non del tutto, che per fortuna gli ormeggi hanno retto bene e sono riuscita a mantenermi all’ancora quel tanto che basta; diciamo che tra quello orizzontale e quello verticale il mio part time è praticamente diventato un cruciverba, ma alcuni pomeriggi per vestire i panni della colf, della prof di francese o della fattucchiera mi sono rimasti. Naturalmente sarà ancora più difficile riuscire ad incastrarci tutto, ma la cosa buffa è che anziché deprimermi o mettermi ansia, questa novità mi stimola parecchio. Probabilmente è pura incoscienza, o forse senilità, e sicuramente tra non molto inizierò ad arrancare come un ciclista sul Pordoi, ma adesso è tutto un programmare, progettare, fare e disfare, pensare a mille cose insieme. Ho già riempito il calendario di annotazioni e memo assortiti, e meno male che è quello nuovo con lo spazio dei giorni più grande. Ma ho voglia che questo minor tempo a disposizione sia più bello, più ricco, più intenso. Anche se la storia della qualità e della quantità non mi ha mai convinta, cercherò di capire se c’è del vero. E se c’è, ne farò tesoro.

lunedì 10 gennaio 2011

Nel bianco

Tutto bianco. Dovunque volgessi lo sguardo, era bianco. Anche sopra di me, quel giorno che è calata la nebbia. Lente volute di nebbia densa e bianca che accarezzavano dolcemente i pendii innevati, sotto il cielo immenso, bianco e cangiante. Un mondo soffice di panna montata, di zucchero a velo cosparso con attenzione sopra ad ogni cosa da un raffinato pasticcere, un mondo di pace assoluta e perfetta e sconfinata. Ascoltare il suono dei miei passi, unico lieve rumore in quel silenzio ovattato, mentre percorro il sentiero che attraversa l’altopiano, avvertire mille emozioni, aver voglia di ridere e di piangere, e farlo, sentirsi sulla vetta del mondo, sulla luna. La montagna mi fa sempre quest’effetto, mi risveglia e mi distende al tempo stesso, è la mia medicina, la mia cura per tutto, l’elisir magico che mi rimette sempre in pace col mondo che mi circonda. Avrei voluto poter chiudere in un barattolo un po’ di quell’aria buona e frizzante e un po’ di quel sole che fa brillare i prati bianchi come se fossero cosparsi di diamanti, portarmelo in città e usarlo come antidoto quando mi avveleno di stress e di stanchezza. Aprire lentamente il tappo e annusare, ad occhi chiusi. Una sola sniffata basterebbe, ne sono sicura. Cercherò di accontentarmi del ricordo di questi giorni lucidi e perfetti, sperando che mi accompagni a lungo in questo anno nuovo di zecca ancora tutto da scoprire e da inventare ma sicuramente iniziato nel migliore dei modi, in silenzio, sulla vetta del mondo.

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