lunedì 31 marzo 2008

Black & white

Sto decisamente attraversando un periodo in bianco e nero. Pensieri neri e pregnanti come fuliggine, ricordi in bianco e nero come Canzonissima, emozioni bianche come panna arricciolata sul caffè. Il tutto si riflette anche all'esterno, camicia bianca, golfino nero, perle bianche, trench nero. L'allegria fatta persona insomma. Credo che in questo periodo errante, vagabondo e troppo pieno di cose da fare, questa monocromaticità rifletta il mio bisogno di confini netti, spazi precisi e ordine mentale. Del resto chi l'ha detto che la cromoterapia dev'esser fatta solo di azzurrini pervinca e rossi sfavillanti, se ho bisogno di bianco e nero, che bianco e nero sia. Così quando mi è cascato l'occhio su questo braccialetto di maxi perle con una Marilyn sorridente e rigorosamente black & white circondata da bianchissimi strass non ci ho pensato un attimo ad infilarmelo al polso. Rigore, ordine, precisione, va tutto bene. Ma un pizzico di follia, perdinci, non deve mancare mai.

giovedì 20 marzo 2008

La colomba

Una Pasqua che pare un giorno d'inverno
il verde si affaccia sul grigio eterno
le rondini fuggono in riva al mare
in casa si accende un focolare.
Le palme e l'olivo portan l'amore
che giace assopito in fondo al cuore
passa nel cielo una colomba bianca
non riesce a posarsi e vola stanca.
Quello che vedo è tanta tristezza
quello che sento è buia amarezza
chiudere gli occhi e pensare alla pace
è quello che posso e ciò che mi piace.
La vita è una sola e la stiamo sprecando
correndo, rubando, ferendo e sporcando
facciamola entrare quella colomba
chiudendo il male in fondo a una tomba.

martedì 18 marzo 2008

L'uovo di Gallina

Basta con la cioccolata, che tanto ne arriverà ugualmente una vagonata e finirà spezzata in frigo fino a Luglio inoltrato, quando la temperatura esterna mi farà venir voglia di tutto tranne che di calorie. L'uovo quest'anno te lo faccio io, del resto sono o non sono una Gallina, dovrebbe anche venirmi facile, roba da predisposizione genetica insomma. Così ho acquistato un bel guscio in cartoncino, facendo contenta anche la mia anima ecologista che di plastica non ne può proprio più, in una fantasia un po' vintage che mi ricorda tanto le illustrazioni nei libri di fiabe della mia infanzia, e l'ho farcito, ché tanto è inutile far gli gnorri, si sa bene che in questi casi quel che conta è il ripieno. La sorpresa che avevo in serbo era troppo leggera, due biglietti di platea per il musical che fa brillare gli occhi alla pulcina pesano meno di una cartolina, e allora detto fatto si ricorre alla zavorra fuorviante, in forma di dolci ovettini, stickers e figurine, ché il depistaggio è d'uopo quando l'uovo verrà sbattuto vicino all'orecchio per sentire se suona. Il tutto avvolto da un luccicantissimo cellophane trasparente, una manciata di nastro verde prato arricciolato e il gioco è fatto. L'ho guardato e ho sorriso. Che bello il mio uovo, è proprio l'uovo di Gallina.

venerdì 14 marzo 2008

La ramanzina

Che strano mestiere. Normalmente ogni tipo di lavoro con il passare degli anni e l'accumulo delle esperienze diventa più facile e magari anche più remunerativo. Aumentano le soddisfazioni e spariscono le rogne. Questo mestiere invece mi accorgo che è tutto il contrario, ogni giorno è più difficile del precedente, molto diverso, più duro. Non so se imparerò mai a esercitare il mio ruolo di genitore alla perfezione, o forse è proprio la perfezione che in questo mestiere non è proprio contemplata e che tutti ci ritroviamo impreparati a sbattere il muso contro un figlio che non si comporta come dovrebbe e che ci fa saltare la mosca al naso. Mia figlia mi ha chiesto di aiutarla in matematica e di lì a poco ho compreso che non bastava un semplice aiuto, non aveva proprio capito un bel niente, le equivalenze con la virgola la stavano facendo brancolare nel buio. Le chiedo se a scuola quando la maestra spiegava avesse capito e lei mi dice di sì, poi ammette che no, non aveva capito. Perché non lo hai detto subito alla maestra, perché mi vergognavo. Vedo rosso, questo è da stupidi. Cerco di spiegare l'importanza del dialogo con le insegnanti, che sarà sempre più importante man mano che gli anni passeranno, e lei risponde per le rime, tanto a cosa mi servono le equivalenze quando sarò grande. Il rosso diventa nero e o la strangolo o comincio a sbraitare. Opto per la seconda e coinvolgo uditivamente tutto il palazzo. Dopo un po' squilla il telefono e la mamma di una sua compagna di classe mi chiede come pensavo di fare per mandare a scuola un uovo fresco l’indomani. Un uovo?!? Sì, la maestra lo ha richiesto per fare un esperimento. La picci non lo ha scritto sul diario e cosa ancora più grave nemmeno se lo ricorda. Il nervoso mi sale dentro come un fiume in piena, calmati Gallina, chiudiamola così, ne riparliamo dopo. Così, alla fine di una cena fatta di musi lunghi e occhiate torve, il Galletto prende la parola e il processo ha inizio. La requisitoria è seria e lunga, la picci ascolta in silenzio, ogni tanto cerca di ribattere ma alla lunga mi accorgo che il peso delle parole comincia a farsi strada e gli occhi da cerbiatta si inumidiscono. Mi odio per questo ma in questo mestiere volere bene può anche significare far soffrire. Poi cala il silenzio, spazzolino, dentifricio e il buio della notte. Buonanotte. Spero che lo sia davvero e che qualche parola ti resti dentro. La mia non lo è stata affatto.

giovedì 13 marzo 2008

Un bel dì vedremo

Dopo essermi sentita per parecchi giorni Madame Butterfly in attesa del famoso fil di fumo, ieri sera durante la visita al cantiere, che è ciò in cui si è trasformata la mia casa in corso di rinnovamento, ho davvero intravisto per la prima volta all'orizzonte, seppur ancora parecchio velato dalla foschia, un esilissimo filo di fumo, sperando che fosse davvero quello del piroscafo in avvicinamento e non un abbaglio dovuto alla mia miopia. Insomma, guardando oltre i cumuli di macerie e usando un po’ di immaginazione, si cominciano a delineare le forme e le strutture di ciò che sarà, e quello che ho visto mi è piaciuto parecchio. Tra le milleuna decisioni da prendere, cartongessi, solai, scale, luci, intonaci e interruttori, un muratore, un idraulico e un architetto che sembravano i Tre Caballeros, ho visto alcune cose che mi hanno fatta sorridere. Ho visto la picci arrampicarsi al piano di sopra e finalmente trovare uno spazio adeguato per i suoi giochi e il suo studio, ho visto me stessa sedermi soddisfatta su un comodo divano mentre la luce che entra dal giardino danza sulla parete a mattoncini, ho visto un lungo tavolo allegro e imbandito ed un gruppo di amici chiacchieroni seduti tutt’intorno a dividersi un arrosto fumante e un buon rosso, ho visto un angolo di pace e tranquillità dove rifugiarmi a pensare al nulla quando l'umore volge al nero e bisogna staccare la spina. Ho visto un sogno che lentamente si sta materializzando e, malgrado le paure e i giramenti che tutto questo ha provocato e che ancora provocherà, ne sono felice.

martedì 11 marzo 2008

Corsi di recupero

Stamattina ho origliato uno scambio di parole, anzi l'ho proprio ascoltato. E' difficile in un autobus affollato provare a non sentire quello che si dicono due persone che ti stanno a trenta centimetri di distanza, bisognerebbe tapparsi le orecchie con le mani, ma non mi pareva un bel gesto, del resto non stavano né bestemmiando né inneggiando alla Juventus che poi per noi fiorentini è più o meno la stessa cosa, e poi le mani mi servivano per mantenere il seppur precario equilibrio, visto che nessuno aveva detto all'autista che non fa bene alla salute dei passeggeri pestare sull'acceleratore come un forsennato per poi frenare di botto. Tant'è, ho ascoltato poche parole tra due donne che si apprestavano a scendere alla mia stessa fermata che ho dedotto fossero insegnanti del liceo classico che si trova nelle vicinanze, una più matura, probabilmente insegnante di ruolo, l'altra piuttosto giovane, precaria, supplente o chissàcché.

Giovane (ridendo): ...vabbè, vorrà dire che da oggi proverò a fare il primo miracolo nella scuola superiore italiana, del resto lo avevo scritto a chiare lettere che mi proponevo solo per l'italiano.
Matura: Hai fatto bene, è sempre meglio specificare.
Giovane: Sì, così pensavo anch'io... e invece cosa mi hanno assegnato? Latino! A me, che il latino non lo ricordo neppure.
Matura: ...
Giovane: Così mi ritrovo un corso di recupero per quindici ragazzini, tutti con tre o quattro in Latino, che in tredici ore devono recuperare l'insufficienza. Poveracci.
Matura: ...
Giovane: Ma sarebbe stato da pazzi rifiutare l'incarico, così ieri ho riaperto un libro di latino e ho provato a preparare una versioncina... chissà, magari alla fine mi tornerà in mente qualcosa...


In quel momento l'autista ha aperto le portiere. Le due insegnanti, la sottoscritta e un'altra mezza dozzina di persone sono scese sul marciapiede bagnato di pioggia e via sotto gli ombrelli aperti, ognuno verso la propria giornata. Non ho potuto fare a meno di rabbrividire. Ma non era per il freddo.

lunedì 10 marzo 2008

Acqua, please

Un fiore reciso, ecco come mi sento, mentre mi accorgo che l'acqua nel vaso che mi contiene sta prosciugandosi e il mio capo s'inchina, come un tulipano stanco, troppa fatica e voglia di tirare il freno a mano. Sradicata, i piedi che annaspano alla ricerca di un suolo fertile in cui sprofondare, come quando le sere d'estate s'infilano nella sabbia morbida e ancora tiepida nonostante il sole sia ormai tramontato. Continuo a ripetermi che si tratta solo di tempo, che tra qualche mese tornerò a casa mia che ne frattempo si sarà fatta ancora più bella, ma non riesco ad abituarmi a questa vagabondaggine, al senso di estraneità tra le mura che ci ospitano, ai suoni diversi, le luci inconsuete, i colori inattesi. Da una parte cumuli di macerie, letteralmente, cemento a pronta, betoniere, tubi e forassiti a profusione e talmente tanta di quella polvere fina, bianca, odiosa, che potrei starnutire per qualche decennio. Misure che non tornano, tracce sbagliate, la cantina di un condomino sfondata neanche fosse stata la banda del buco che cercava di assaltare il caveau della Banca d'Italia. Dall'altra una casa che non è mia, mobili che non ho scelto io, spazi sbagliati e affollati di cartoni e roba semi imballata che nemmeno al deposito bagagli della stazione. Corri di qui, vola di là, cerca di arginare, organizzare, pensare a tutto, ma questo tutto mi scivola tra le dita come acqua a goccioline e qualcosa inevitabilmente va a ramengo. Niente da fare, l'impossibile lo faccio già ma per i miracoli purtroppo mi sto ancora attrezzando. In un modo o l'altro arriverò alla fine del tunnel, ne sono sicura, ma nel frattempo, per favore, che almeno qualcuno mi cambi l'acqua nel vaso.

giovedì 6 marzo 2008

Out of order

Arrivare in ufficio di buonumore e ritrovarsi con un giramento di palle da Guinness dei Primati è stato un tutt'uno. Ieri pomeriggio un collega si è messo a smanettare sul mio pc e non si sa bene cosa sia successo ma pare l'abbia schiantato ben bene. Nell'attesa che il tecnico arrivi a curarlo o a decretarne misericordiosamente la morte, mi ritrovo stordita a guardare uno schermo buio. Incapace di fare qualsiasi cosa, come se mi avessero tagliato braccia e gambe e contemporaneamente messo una benda sugli occhi. Già in questo periodo di vita nomade non sopportavo di non poter usare il mio pc casalingo sentendomi una deficiente staccata dal mondo e da ciò che vi succede, ora poi che anche il mio fido partner lavorativo è partito per quella che spero sia una breve vacanza ma che ho tanta paura si tratti di un'addio, mi sento scollegata, disconnessa, irrimediabilmente out of order. Non so se sono io ad essermi robotizzata o il mio pc ad essersi umanizzato, ma tra noi c'era una bella storia d'amore. E adesso mi sento tanto la fidanzata tradita e piantata di botto in mezzo ad una strada. Eccheccavolo, non si fa così. Che so, un bigliettino, un mazzo di fiori, un ti lascio via sms come usa oggi, un qualcosa che mi preavvisasse, m'indorasse la pillola. Per non dovermi ritrovare a fissare quello schermo buio che non mi rimanda neppure il riflesso dei miei occhi tristi.

martedì 4 marzo 2008

Un meme di gusto

La carissima Suysan mi ha nominata per un meme sugli accostamenti gastronomici “da Dio”, che consiste nel formare dieci coppie di cibi che esaltandosi a vicenda riescono a trovare l'equilibrio perfetto per appagare il nostro palato. Facile, penso, per una buona forchetta come la sottoscritta sarà caso mai difficile limitarsi a dieci. Poi ho pensato che molto spesso nel cibo, oltre alla qualità, è molto importante anche il contorno, inteso come ciò che ci circonda nel momento in cui gustiamo un certo piatto, l’ambiente, il luogo, le luci, i colori. Perché anche il più goloso dei piatti rende in modo diverso se assaggiato a lume di candela piuttosto che al bancone di un affollato self service. Così, ho un po’ personalizzato questo meme di accostamenti, aggiungendoci ciò che secondo me non dovrebbe assolutamente mancare per un perfetto connubio gastronomico e sensoriale.

- Pane toscano bianco e olio extra vergine di oliva non filtrato, a filo, abbrustolito sul fuoco scoppiettante di una colonica immersa tra i vigneti
- Mozzarella di bufala campana e pomodorini Pachino, allegro bianco e rosso su una terrazza affacciata sul mare, sotto lo sguardo benevolo della Luna di Luglio
- Nutella e cucchiaio, acciambellata sul divano mentre nella penombra scorrono le immagini di un film coinvolgente e appassionante
- Scaglie di grana e gocce di aceto balsamico di Modena, stuzzicante antipasto di un tête à tête con sottofondo di musica jazz
- Pizza Margherita, alta, calda, filante, e Coca Cola ghiacciata, una lunga tavolata piena di amici ciarlieri, scherzi, risate e la voglia di restare a parlare tutta la notte
- Pecorino di fossa e miele di castagno, su di un tagliere di legno a un tavolino all’aperto di una piccola osteria di campagna, grilli che cantano e venticello sbarazzino
- Ostriche e vino bianco ghiacciato, accompagnate da pane di segale e burro salato, sotto l’ombrellone bianco sulla terrazza di teak dell’ostricoltore di Cap Ferret, mentre la marea si ritira lentamente
- Focaccia fiorentina all’olio e mortadella, seduta sulla spalletta di pietra del fiume mentre il sole mi scalda, lo sguardo segue lento gli sciami di turisti e la mente mette in fila progetti e pensieri
- Filetto di manzo al sangue con cappella di porcino grigliata, tavolo e panche di legno fuori da un rifugio montano, le vette tutt’intorno e il verde dei prati ad abbagliare il cuore e gli occhi
- Caffè e brioche calda, in piedi al bancone del bar, tra un chiacchiera con i colleghi e la barista, impagabile rito di metà mattina di quasi tutti gli italiani


Passo a mia volta questo meme a Maurice perché voglio sentire l’opinione di un esperto, a Jo Mason perché di gusto ne ha da vendere, a Sandra perché è un genio degli abbinamenti ed a Koala perché voglio sentire un parere d’oltreoceano. Buon appetito!

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