giovedì 29 luglio 2010

Stanca

Sono stanca di costruire castelli di carte e vederli cadere giù alla minima ventata. Di ascoltare il silenzio che mi circonda e accorgermi che questa solitudine è una coltre impenetrabile. Di dovermi tuffare in fondo al mare per cercare di non vedere ciò che galleggia in superficie. Di incassare tutti i colpi senza poter far niente perché ormai niente c’è più da fare. Stanca di sospirare e di dovermi nascondere per far rotolare via in silenzio le lacrime che pungono inesorabili. Del senso d’inadeguatezza che mi pervade, delle parole che non ci sono mai, della mia vita che sempre più spesso sembra un binario morto. Stanca di dover scavare sempre più a fondo per cercare di trovare ancora un po’ di forza per andare avanti, incollandomi alla faccia un sorriso che non riesce a star su neppure con l’Attak. Sono stanca. Stanca davvero.

giovedì 22 luglio 2010

Proprio stasera

E così è passato anche il tuo undicesimo compleanno. Anzi, no, a voler essere precisi manca ancora una manciata di minuti a quelle ventidue e trentasette di quel ventidue luglio del millenovecentonovantanove, quando ti vidi per la prima volta e in un nanosecondo mi innamorai perdutamente di te. In realtà, come accade spesso, abbiamo già festeggiato, e pure due volte, che quando si tratta di momenti di gioia sono dell’opinione che si possa anche abbondare che male certamente non fa. C’è stata la solita festa in largo anticipo, prima ancora che finisse la scuola, con una diecina di bambine scatenate che hanno spalmato pizza sul cotto del pranzo all’aperto come se avessero deciso di giocarci a dama, costellandolo di deliziose macchie di unto che resteranno a perpetuo ricordo negli anni a venire. C’è stata la consueta cena in famiglia, poche sere fa, con nonni, zii e quasi-zii e la sessione culinaria della sottoscritta che è durata praticamente una giornata ma che mi fa sempre stare così bene che penso non ci sia niente di più terapeutico per una donna di una serata che riesce alla perfezione. Poi è arrivato oggi, un po’ in sordina, un giorno come gli altri, il lavoro, un controllo medico al pomeriggio, due milk shakes al Mac e la tua valigia da preparare. Già, perché uno dei tuoi regali è stato proprio un viaggio, che i nonni hanno deciso di farti a sorpresa e così poco fa ti abbiamo salutata. Tornerai di notte e di notte trasformerò la tua valigia in uno zaino perché dopo poche ore partirai nuovamente, alla volta di una settimana di giochi nel verde con il tuo branco di lupetti. Ti vedo sfuggire dalle mie dita come sabbia fine che si insinua nelle fessure e senza farsene accorgere scivola via silenziosa, e non so che fare. Sono felice per te, delle tue esperienze, della gioia che ti brilla negli occhi, ma allo stesso tempo mi sento svuotata, strana, incupita. Mi manchi già. Proprio stasera, proprio a quest’ora. Ripenso alla notte scorsa, che hai voluto passare nel lettone in mezzo a noi come regalo speciale di compleanno, a tutte le volte che mi giravo, scalciando via il lenzuolo troppo caldo, e ti trovavo lì, attaccata alla mia schiena come una cozza e mi fermavo ad ascoltare il tuo respiro sottile, cercavo la tua manina calda e la baciavo piano. Auguri tesoro mio, che la vita ti sorrida sempre. Una lacrima furtiva si infila tra le mie ciglia. Che palle di mamma che sono, lo so. Ed infatti ho già una vaga idea di dove ti chiederò di dormire, quando tornerai. Stavolta il regalo speciale sarà per me.

giovedì 15 luglio 2010

Grissini al miele e pecorino

Nonostante il caldo terribile di questi giorni, appena mi sono imbattuta in questa stuzzicante ricetta ho deciso subito di provarla, anche se ciò ha significato accendere il forno per un po’, ma direi che ne sia valsa decisamente la pena. In breve tempo sono usciti fuori questi appetitosi grissini, ottimi da soli come croccanti spezzafame, per accompagnare un aperitivo o per essere avvolti da fettine di speck tirolese come antipasto.

Grissini al miele e pecorino

Ingredienti:
350 gr. di pasta da pizza fresca già lievitata
100 gr. di pecorino grattugiato
miele di castagno
pepe verde
semi di lino
semi di sesamo
olio extra vergine di oliva
un po’ di farina per stendere

Preparazione:
Togliere dal frigo la pasta da pizza e lasciarla mezz’ora a temperatura ambiente. Accendere il forno a 200°. Infarinare leggermente il banco da lavoro e con l’aiuto del matterello stendere la pasta in una sfoglia molto sottile di forma rettangolare. Spennellare con il miele la metà della sfoglia, cospargerla con il pecorino grattugiato e un po’ di pepe verde macinato fresco e ripiegarci sopra la metà della sfoglia rimasta libera, pressando un po’ con le dita. Tagliare delle strisce larghe circa un centimetro e mezzo e farle rotolare su se stesse sul banco da lavoro dove avremo sparso un po’ di semi di lino e di sesamo, premendo un po’ ed ottenendo dei cordoni grossi più o meno come un dito. Adagiarli sulla placca da forno coperta con carta da forno e spennellarli di olio. Cuocere in forno caldo per circa 16-18 minuti in modo che diventino dorati. Raffreddare a temperatura ambiente e servire.

martedì 13 luglio 2010

Il fidanzamento

Glielo leggo negli occhi prima ancora che apra bocca. Hanno una luce nuova, diversa. Una piccola scintilla le danza nello sguardo. Mamma, devo dirti una cosa, mi dice la pulcina sorridendo sorniona, mi sono fidanzata con A. Avverto un brivido strano. Oddio, ci siamo, ho pensato. Avrei voluto fermare il tempo in quell’istante, cristallizzarlo per sempre. Faccio finta di nulla, le sorrido, le chiedo com’è andata e ascolto divertita il racconto di questo fidanzamento estivo a metà strada tra elementari e medie, che durerà il tempo dei centri estivi e poi chissà, ma che mi lascia comunque intimorita come davanti ad un qualcosa di nuovo e inaspettato. Non è la cosa in se che mi disturba, che anzi mi intenerisce e diverte anche un po’, pensando a quanto sia buffo il destino, ricordando bene le passeggiate che io e la mamma di A. facevamo nel parco, spingendo le rispettive carrozzine prima e passeggini poi, mentre i relativi occupanti si studiavano a vicenda, una bionda come il grano, l’altro nero come l’ala di un corvo. Ricordo che una volta ci fu addirittura uno scambio di ciucci. Ciò che mi spaventa un po’ è l’atteggiamento che intravedo, la femminilità che sta facendo capolino, la porta che si sta spalancando su un mondo nuovo con il quale dovrò fare presto i conti. Poi lei si accoccola sul divano a guardare l’ennesimo cartone, io mi avvicino e lei si stringe a me come un gattino. Il mio cuore salta un battito. Forse non è tutto perduto. Non ancora.

martedì 6 luglio 2010

Sera di sogni, sogni di sera

E’ nata per fare castelli in aria
questa serata solitaria
cento progetti da realizzare
matte idee da far volare.
Pensieri leggeri come piume
ombre di ali alla luce del lume
volo infinito della mia fantasia
sogni in carrozza e un po’ di follia.
Studio la stanza che devo inventare
la voglio finita prima che sia Natale
misure, schemi, poi chiudo gli occhi
vedo anche un angolo per i miei balocchi.
Un salotto speciale per prendere il tè
un divano piccino solo per noi tre
scaffali di libri e foto a quintali
un nido speciale per i temporali.
C’è una vacanza che sembra in arrivo
e non sarà breve il preparativo
viaggio o sollazzo, aereo o veliero
basta decidere qual è l’emisfero.
Intanto ci penso ed apro l’atlante
ma poi non importa andare distante
voglio solo un sorriso che illumini il cuore
e un vento fatato che curi il mio umore.
La sera diventa di luna e di stelle
continuo a pensare a cose più belle
fa bene alla vita guardare lontano
e tengo stretti i sogni nella mia mano.

giovedì 1 luglio 2010

Oggi no

Non leggo i fondi di caffè, né tantomeno la mano e l’unica palla di vetro che ho è quella piccina con la torre di Pisa che staziona sul mio comodino da quando la picci me l’ha portata in dono dalla sua gita scolastica, che ogni tanto scuoto per far cadere una simpatica nevicata glitterata. Mai avrei pensato che un giorno avrei avuto uno di quei trofei sul comodino, ma ovviamente, mai dire mai. Non sapendo pertanto prevedere il futuro, né quello prossimo né quello lontano anni luce, ho deciso di smettere di angustiarmi e di fasciarmi la testa da mille preoccupazioni. Ogni giorno un pezzettino, non di più. Giusto quello che c’entra nelle ventiquattrore, al resto penseremo il giorno dopo, non un minuto prima che suoni la sveglia delle sei e quaranta. Se proprio devo occuparmi di previsioni, voglio che siano solo quelle del tempo, da guardare di sfuggita e dimenticarsene un attimo dopo, come mi capita a volte. Guardare l’oggi, l’adesso, l’ora, il minuto. L’immantinente, come dicevano negli anni cinquanta. Così chiudo i battenti sul domani e penso alla pulcina che tra pochi minuti tornerà dal centro estivo, accaldata e rosea come una peonia, alla merenda da prepararle, yogurt e cereali, pane e olio oppure un gelato, al tardo pomeriggio che abbiamo deciso di regalarci, io a lei e lei a me, una prima visione che, è proprio il caso di dirlo, affascinerà grandi e piccine e ci lascerà sognanti, tremanti e con gli occhi a cuoricino. Già il pensare alla tarda cena che mi attende mi pare quasi troppo. Vabbè, spaghetti al pomodoro e uova strapazzate, non è che sia un pensiero troppo difficile, quello posso anche farlo. Poi basta. Domani sarà domani. Oggi no.

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