sabato 24 dicembre 2011

Merry crisis

Il post di Natale era bell’e pronto, nero su bianco nella mia testolina, bastava solo sedersi un attimo e metterlo giù. Avevo voglia di parlare dell’abito bianco che più bianco non si può creato quest’anno per il mio abete, bellissimo e luccicante come non mai, magari senza menzionare il fatto che costui è arrivato nella nostra dimora praticamente in coma e con un fianco color grigio topo e semi spoglio che ho dovuto strategicamente accostare alla parete, sperando non si notasse troppo la fine incombente di un alberello tagliato male o troppo presto o tutt’e due. Era sicuramente un segnale premonitore della sfiga che stava per abbattersi su di noi, e avrei dovuto correre ai ripari attaccandomi al collo aglio e peperoncino, ma lì per lì non ci ho fatto molto caso. Avrei voluto raccontare dei pacchettini che ogni giorno confezionavo e che andavano ad ornare la base dell’abete di bagliori rossi, verdi e argentati, dei loro contenuti e delle gite a destra e a manca per procurarseli, ma l’odore terrificante che improvvisamente si è materializzato in camera nostra, facendoci traslocare in soggiorno con sacchi a pelo e brande che nemmeno la Protezione Civile, sinceramente mi ha fatto un po’ passare l’ispirazione. Mi avrebbe fatto piacere aprire il mio cuore e dire dell’emozione che ho provato alla lezione aperta di danza della pulcina dopo l’ingresso nella nuova scuola a settembre e il grandissimo impegno che ci ha messo e, caspita, restare senza fiato e dire che sì, nonostante tutti i dubbi e le incertezze, quello era proprio il passo da fare. Ma l’andirivieni di muratori e idraulici mi ha tolto ogni ispirazione e le poche energie rimaste erano tutte dedicate a sigillare la porta della nostra camera con stoffe e nastro adesivo per evitare la dispersione di Eau de Fogne nel resto della casa. Avrei tanto voluto parlare dei micromuffins multicolor e del rotolo in bianco e nero che voglio preparare per il pranzo di Natale ma gli operai in casa proprio la mattina della vigilia e la vista del galletto con mezzo metro di braccio dentro a un pozzo per cercare di sigillarlo col cemento a pronta in attesa dei muratori dopo le feste mi ha fatto davvero passare ogni voglia. Ciononostante il Natale sta arrivando anche quest’anno, sfiga o non sfiga, e se dicessi ma che Natale di emme posso assicurare che non sarebbe affatto un’espressione volgare o inappropriata. Ma non lo dirò.

lunedì 12 dicembre 2011

Lui vola

Il tempo vola. Non è una frase fatta, vola davvero. Se chiudo gli occhi lo sento proprio passarmi accanto rapido, una brusca folata di vento, imbizzarrita, che mi scompiglia i capelli come la Tramontana della mia infanzia e mi arrossa le gote come dopo una corsa. Sì perché lui corre, ed io con lui, alla faccia dell’asma, tanto non è mica la maratona che è passata davanti a casa mia un paio di domeniche fa che mi faceva venire il fiato grosso solo a guardarla. La mia è una gara un po’ più lunga, ci fanno un baffo quarantadue chilometri, qui si continua a correre che si potrebbe farci il giro del mondo e pure diverse volte. Io corro e lui vola. Bella coppia, non c’è che dire, anche se a volte vorrei proporgli una tregua, un break, un semaforo rosso, un time-out come nel basket, giusto il tempo di tirare un po’ il fiato, far due parole, soffiarsi il naso, pianificare una strategia. Nulla, lui non ci sente da quell’orecchio, e vola più che mai, ed io continuo a pedalare svelta. Capita così che non ci sia neanche più un momento per venire qui e deporre un uovo, che mica lo si può scodellare al volo, che diamine, anche la più veloce delle galline necessita di un minimo di concentrazione, sennò si sbaglia la mira e sai che frittata, anche se ogni tanto ci starebbe bene pure quella. Oh, sì, una bella frivolissima frittata. Così i pensieri restano in testa, si accavallano, sgomitano e dopo un po’ sbiadiscono, si induriscono come il pane dimenticato in fondo alla dispensa che poi non è più buono neppure per farci la ribollita. Quanti pensieri sono volati in questi giorni. Non sono riuscita a fermarli e son già passati oltre, ed ha poco senso cercare di riacciuffarli adesso. Così mentre il tempo continua a volare e a sbatacchiarmi come un aquilone nel vento teso, guardo soltanto ai pensieri di domani, di questo dicembre che è riuscito ancora una volta a cogliermi impreparata, dell’abete che staziona in fondo alle scale nudo come un verme in attesa del suo abito, dei colloqui scolastici da andarci con il coltello tra i denti, e non perché abbia cattive intenzioni verso qualche prof ma solo per riuscire a passare indenne l’apertura del cancello e l’ingresso dell’orda selvaggia, e i bigliettini fatti a mano che ho paura resteranno soltanto un bel progetto. D'altronde, lui vola.

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