giovedì 28 aprile 2011

La piccola de Coubertin

Recentemente la pulcina ha partecipato alla prima audizione della sua vita, insieme ad un centinaio di altre mini ballerine tra gli otto e i dodici anni. All’inizio ero un po’ scettica all’idea, mi sembrava un po’ presto per mettersi in gioco, ma poi ho pensato che sarebbe stata comunque una bella esperienza che avrebbe lasciato dei bei ricordi, anche nel caso non ci fosse stato alcun seguito. E poi si trattava della compagnia di danza più importante della città, ed il solo varcare la soglia di quel teatro, salire le scale che portavano alle sale prove, ai camerini che hanno ospitato stelle della musica, dell’opera e della danza è stata davvero un’intensa emozione. Per me che l’accompagnavo ma soprattutto per lei, che si guardava intorno incredula. L’ingresso nella sala prove, la sbarra, il banco della commissione, la musica, pochi passi da imparare all’istante e da replicare immediatamente. Praticamente una specie di edizione di Amici in miniatura. In realtà molto poca la danza richiesta e molta invece l’espressività che doveva saltar fuori, del resto si trattava di Pinocchio. Ed a quel punto l’emotività ha fatto il resto. Troppo difficile per una pulcina che ha ereditato da questa gallina tutta l’emotività del mondo riuscire a gestire l'ansia del momento e creare qualche smorfia sul viso che non fosse da statua di sale. Così, nonostante i passi fossero stati perfetti, ieri la pulcina ha saputo di non essere tra coloro che hanno passato il turno. Molto onestamente un po’ mi è dispiaciuto perché credo che la partecipazione a questo spettacolo sarebbe stata un’esperienza fantastica e poi, sì, quando ho saputo che è stata scelta una sua compagna di corso non propriamente eccelsa nella danza ma evidentemente dal sorriso più aperto, ci sono rimasta male e, anche se solo un pochino, mi bruciava. Immaginavo la sua delusione e rosicavo. Ma la pulcina mi ha guardata con i suoi occhi limpidi e mi ha detto serenamente che sì, era un po’ dispiaciuta ma che sapeva di non aver fatto bene e che quindi immaginava che molto difficilmente sarebbe stata scelta. Però è stato così bello poter partecipare, mamma, bellissimo. Ed io mi sono sentita meschina ed anche un po’ l’Anna Magnani nel film di Visconti. Mi sono vergognata di me stessa ed ho capito che se è importante insegnare ai nostri figli, lo è ancora di più l’imparare da loro.

domenica 24 aprile 2011

Pasqua sbilenca

Che Pasqua sbilenca, oblunga, sghimbescia
con tre rami storti e senza corteccia
che metto nel vaso come lunghi vessilli
e appendo colori, profumi e gingilli.
Ammiro le uova con lieve pensiero
poi penso poi sogno e sorrido al mio impero
di polvere e panni mi sento regina
e cado in ginocchio nella naftalina.
I giorni eran tanti e ora stanno finendo
una fiamma, un momento, un ricordo stupendo
la sera va via come un lento zampillo
il tempo è finito e si mette il sigillo.
Che Pasqua stranita, grigiastra, umorale
vorrei un bel tuono con il temporale
che spinga lontano le fisime e il nero
e lasci soltanto un futuro leggero.

lunedì 18 aprile 2011

Wonder Woman non esiste

Siamo piccole donne che diventano grandi senza mai smettere di essere bambine, che camminano, vanno avanti ad occhi aperti, spalancati, nel buio della mezzanotte come nella luce accecante del giorno, senza potersi permettere di chiuderli e molto spesso neppure di socchiuderli. Siamo sculture di sabbia davanti all’oceano, fontane ghiacciate nel cuore dell’inverno, granito che si scioglie per un’onda più lunga, cristallo iridescente che inizia a gocciolare al primo raggio di sole. Siamo guerriere di un esercito in lotta perenne, imbracciamo i nostri scudi fatti di risate ed i fucili che sparano carezze o rabbia a seconda del momento e del tipo di guerriglia che ci aspetta. Siamo ragni che tessono la tela incessantemente, Penelopi dal cuore immenso che continuano a camminare nonostante grandine e burrasche, un piede avanti e poi l’altro e l’altro ancora, in salita lungo il sentiero che non finisce mai. Siamo barche nel mare, sballottate dalla vita, dagli uomini, dai pensieri e dai miracoli che ci ingegniamo di fare ad ogni scoccare di ora, restiamo a galla durante gli uragani per poi arrendersi ad una falla che si apre improvvisa durante una bonaccia in quello scafo che ne ha viste di tutti i colori e allora tocchiamo il fondo, per poi risalire in superficie spezzettate ed acciaccate, ma ancora lì. Siamo forti ma tanto fragili, siamo sagge ma tanto stupide, siamo resistenti ma tanto vulnerabili. Piccole donne di ferro e di argilla che si sorridono allo specchio, si perdonano e sanno bene che no, Wonder Woman non esiste.

giovedì 14 aprile 2011

Upside down

Un guanto rovesciato, ecco come mi sento, lasciato con la fodera a vista e tutte le dita stropicciate e ripiegate dentro, dimenticato in fondo alla borsa insieme alle briciole dei crackers e i biglietti dell’autobus usati, fino al cambio di stagione. Un calzino appallottolato gettato in fondo al letto e dato per disperso fino al giorno che non si passa l’aspirapolvere sotto alle reti, anche in quel dannato punto proprio nel mezzo che nemmeno il braccio telescopico dell’Hoover riesce quasi mai a raggiungere e dove la polvere si ammassa e sembra guardarti impunita e prenderti bellamente in giro sghignazzandoti tanto non ci arrivi, non ci arrivi, fino a che un colpo di reni che nemmeno la Simeoni dei tempi d’oro non ti fa raggiungere anche quel luogo ameno e tra i lanicci ritrovi anche il calzino dimenticato. Mi sento appesa a testa in giù come un pipistrello che non sa di esserlo, poveraccio, una moviola all’indietro con tutto l’audio sbagliato e le parole distorte che si riavvolgono su se stesse senza il minimo senso. Mi sento sbagliata, errata, tutta da rifare, da segnare con la matita rossa e scrivere di fianco un bel cinque meno-meno. Insufficiente, inadatta, non conforme. Lo sapevo che la botta stava per arrivare, ed è arrivata. Un pugno dritto nello stomaco e mi son ritrovata stesa, al tappeto, completamente fuori uso. Proprio k.o. E impaurita come non mai. O forse sì, come tanti anni fa, ma erano così tanti che quasi non ricordavo più e credevo veramente di aver dimenticato, di sapere come si fa, di essere vaccinata. Ma qui non ci si vaccina cara mia, qui ci si ricasca mille e cento e ancora mille volte, sai. Imparalo una buona volta, non si scherza col fuoco. Mai dire mai.

giovedì 7 aprile 2011

Terapeutici muffins

Oh sì, oltre che bellini sono venuti proprio buoni. Avevo bisogno di una sessione terapeutica di sbatti-impasta-frulla-spolverizza per cercare di lasciare da parte i pensieri pesanti e scacciare le antipaticissime ansie ed i muffins facevano decisamente al caso. Troppo caldo per quelli al cioccolato, ho deciso di inventarmi questi muffins all’arancia, freschi e perfetti per questa stupenda primavera quasi estiva, che stamani hanno salutato con me l’esplosione di colori del mio giardino e che poi mi hanno seguita in ufficio per svolgere il loro ruolo di spezza fame in questa lunga giornata lavorativa fitta di beghe e scartoffie di ogni tipo, dove qualche dolce intermezzo è stato decisamente un toccasana. I colleghi hanno gradito ed hanno già prenotato il bis.

Muffins integrali all’arancia

Ingredienti:

2 uova

150 gr. farina
00
150 gr. farina integrale

100 gr. zucchero

200 ml. latte intero

100 gr. burro fuso

la buccia grattugiata di un’arancia

un cucchiaio colmo di scorzette di arancia candite

marmellata di arance amare

una bustina di vanillina

una bustina di lievito per dolci

zucchero a velo


Preparazione:

In una terrina a sponde alte frullare le uova con lo zucchero, aggiungere il latte, le farine, la vanillina, il lievito ed il burro fuso. Lavorare bene fino ad ottenere un impasto liscio e cremoso. Aggiungere le scorzette candite e la buccia grattugiata e mescolare bene. Sistemare i pirottini da muffins nella teglia apposita e versare una cucchiata di impasto dentro ad ognuno. Mettere al centro un cucchiaino di marmellata di arance amare e ricoprire con altro impasto fino ad un dito dal bordo del pirottino. Cuocere in forno caldo a 180° per circa 25 minuti. Lasciar raffreddare a temperatura ambiente e spolverizzare con zucchero a velo.

lunedì 4 aprile 2011

Ma ‘icché c’è

C’è tutto e c’è niente. C’è questa aria primaverile follemente meravigliosa, il giardino rimesso a nuovo dal galletto giardiniere che sembra appena uscito da una rivista, destinato a restare così fino alla prima pioggia o alla nevicata di petali bianchi che cadranno a milioni dal maxi ciliegio del vicino, ma che fa venire tanta voglia di pranzi all’aperto e di pollo alla brace. C’è tutto e c’è niente. C’è quest’ansia che mi ha travolta da qualche giorno e che si è installata sul mio petto pesante come un’incudine e non ne vuole sapere di sloggiare, convinta delle sue milleuna ragioni che mi sta tenacemente illustrando, una dopo l’altra, facendomi galoppare il cuore in gola mentre cerco di addormentarmi e trasformando un’imminente viaggetto di lavoro in un’impresa insormontabile. C’è tutto e c’è niente. Ci sono i nodi che vengono al pettine, mi sa, che dopo un anno e passa di preoccupazioni e cercare di andare avanti e far finta di non vedere e di non sentire credo che adesso ci sia qualcuno che me ne sta chiedendo il conto, e non voglio pensare a quanto possa essere salato. C’è tutto e c’è niente. C’è la pulcina che con i suoi undici anni e tre quarti sta tirando fuori un caratterino sempre più infuocato e che molto spesso riesce quasi a mettermi all’angolo durante i nostri incontri sul ring, lasciandomi stracciata e spossata a leccarmi le ferite e a chiedermi se sono questi figli di oggi ad essere dannatamente troppo tosti o se eravamo noi ad essere infinitamente troppo stupidi. C’è tutto e c’è niente. C’è il tempo che è sempre troppo poco per tutto e queste corse infinite da mattina a sera per cercare di portare a termine il giochino degli incastri quotidiano e accorgersi che qualcosa resta sempre fuori e chiedersi se poi ne valga veramente la pena. C’è il merlo giovane, quello dalle piume ancora grigie, che viene a beccare le briciole davanti alla portafinestra della cucina, baldanzoso e impavido come un guerriero alla prima battaglia, più lo guardo e più lui si avvicina, fino a quando non apro il vetro e allora spicca il volo cinguettandomi una sequela di maledizioni, cosa che mi fa sorridere e pensare a come la gioventù ci renda sprezzanti del pericolo ma anche molto sciocchi. C’è la voglia di mettermi ai fornelli e di preparare un manicaretto speciale, di darmi una passata di smalto grigio lilla, che non possiedo e neppure so se esiste ma che mi piacerebbe molto, di mettere un cd e cantare a squarciagola, di guardare un film drammatico e inzuppare un pacchetto di kleenex con litri di lacrime. Ma ‘icché c’è, come si dice qui, come diceva Benigni quando parlava del medio oriente. C’è tutto e c’è niente, ecco ìcché c’è. E non solo in medio oriente.

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin