venerdì 27 febbraio 2009

Una stella a cavalcioni

Una stella a cavalcioni
di una luna a ciondoloni
la serata è ancora lunga
prima che la notte giunga
e se il cielo è già d’inchiostro
quanto tempo ancora nostro.
Ricucire il pantalone
ben strappato con passione
cucinare il pomodoro
con tivù senza sonoro
metter su piatti e tovaglia
per la mia dolce gentaglia.
Il telefono che squilla
mi farò una camomilla
troppe cose in questo sguardo
che mi sembrano un miliardo
quante son le sensazioni
di una stella a cavalcioni.

mercoledì 25 febbraio 2009

La dieta del termometro

A dir la verità i miei jeans mi stavano avvisando già da un po’, soprattutto era come se il bottone e la cerniera avessero in mano un fluorescente segnale di pericolo impossibile da ignorare, anche se io facevo finta di non vedere. C’è poco da fare, non riesco a non subire la sindrome dello scoiattolo durante i freddi mesi invernali e, visto che questo inverno lo è stato in particolar modo, oltre che grigio e piovoso, diciamo pure che me ne sono approfittata e adesso che i segnali si stanno trasformando in una sirena d’allarme spaccatimpani è difficile continuare a far finta di nulla. Così ieri sera ho preso il coraggio a quattro mani e mi sono messa lì in piedi sulla bilancia in attesa del verdetto che, implacabile, non si è fatto attendere: sessantaduepuntonove, caspiterina, un po’ lontanucci da quel cinquantanove che negli ultimi anni considero il mio peso forma e che in estate in genere riesco anche a mantenere senza troppi sforzi. Mi son guardata nello specchio, lo sguardo a metà strada tra il colpevole e il divertito, lo sapevi Gallinella bella, lo sapevi bene, non far finta di esserne scioccata perché non lo sei affatto, quindi via quest’aria da santarellina martire e mettiti al lavoro piuttosto, da subito. Pertanto, da oggi, dieta. Naturalmente confido che la primavera decida di giocare d’anticipo anche con la sottoscritta e non solo con la Pausini, che le belle giornate soleggiate mi aiutano a rispettare le regole come nemmeno in un centro Mességué. Se invece il freddo persisterà, allora, la vedo dura e prevedo già più di uno sgarro all’orizzonte. Vedremo. Nel frattempo cerco di consolarmi con l’idea di barattare un cioccolatino con una nuova matita per gli occhi, magari viola che lo dico sempre e poi non me la compro mai, o quella di scambiare la dolce croccantezza di una cialda di Montecatini, che se la non si è mai sgranocchiata non si può capire, con la ricerca dei cartoncini adatti per fare gli inviti per la Comunione della pulcina e far sì che la mia stampante non se li mangi a morsi. Il calendario mi aiuta facendomi notare che la baldoria da ieri è finita e con oggi, giorno delle Ceneri, dovremmo essere tutti un po’ più morigerati. Vabbè, diciamo che io ci proverò. Termometro permettendo.

domenica 22 febbraio 2009

Domenica (mica pizza e fichi)

Che strana domenica, così diversa da quelle che conosco, quando la picci cinguetta sempre al ritorno dal catechismo chiedendo di invitare un’amica ma certamente non prima di aver visto Maria, che spesso mi ritrovo a seguire con un occhio solo mentre con l’altro scolo la pasta durante i nostri tardi pranzi domenicali più vicini all’ora di merenda che al mezzogiorno. Buffa domenica questa, dove l’unico rumore che sento sono le mie due dita che battono sulla tastiera, ché nonostante sia una vita che ho a che fare con macchine da scrivere prima e computer poi, seguito solo a consumarmi gli indici, mentre in sottofondo risuona attutita dalle porte chiuse la centrifuga della lavatrice, che di bucati non ve n’è mai abbastanza. Una domenica a mia disposizione fin dalla prima mattina, quando la pulcina in alta uniforme è stata prelevata dal branco di lupetti, che oggi è il Thinking Day, mica pizza e fichi, e si preannuncia una caccia speciale, e appena suona il campanello eccola lì già pronta e imbacuccata e ciao mamma e via di corsa volando sulle scale. Poco dopo è stato il turno del Galletto ad essere prelevato da un compagno di bevute, che loro nobilmente chiamano degustazioni, per una fuga verso Montalcino, che oggi arriva il nuovo Brunello, mica pizza e fichi pure lì, ed un invito a partecipare a un tale evento non lo si può certo ignorare. Così eccomi rimasta nel silenzio di questa casa, a spalancar finestre e letti da rifare, mentre la radio propinava incessante i vincitori sanremesi e la lavapiatti trillava allegra la fine del ciclo. Una camminata nel sole verso la chiesa, una pesca di beneficenza che mi ha fatta tornare a casa stracarica di aggeggi nemmeno fosse passata la Befana, e un pranzo solitario a base di avanzi ascoltando le meste notizie del telegiornale. Il programma pomeridiano continuerà con una scoppiettante sessione di registrazione spese e documenti assortiti con sottofondo della suddetta Maria, che sennò chi la sente la pulcina quando al ritorno chiederà gli aggiornamenti, per proseguire con un’eccitante dimostrazione all’asse da stiro e terminare con ogni probabilità con un turno speciale di aspirapolvere all around in attesa che gli abitanti del pollaio facciano ritorno. Mica pizza e fichi pure qui.

mercoledì 18 febbraio 2009

Ricordi di te

Io lo sapevo che a leggere questo libro mi sarei ricordata di te, lo sapevo eccome. Che poi non è nemmeno del tutto vero perché di te mi ricordo sempre e comunque, lo sai. Diciamo solo che il tuo nome, i tuoi occhi e il tuo pelo stanno fermi in quell'angolino speciale del mio cuore da tanti anni ormai e non arrivano più così spesso ai miei pensieri, se non quando nell'accarezzare Margot riavverto quella sensazione di affetto e calore che conoscevo così bene o quando il Jack Russell della compagna di classe della pulcina mi cosparge la faccia di baci o le volte che giocando con Isa lei si butta a pancia in su dimenandosi felice. In tutto questo io rivedo un pezzettino di te, lo rivivo, lo riassaporo, e ormai che il dolore si è affievolito per lasciar spazio soltanto ai bei ricordi, riesco a ripensare a noi due con affetto e un sorriso. Quanto mi hai dato, quanto sei stata importante per me, in quel tempo in cui i punti saldi della mia vita si stavano disintegrando e non sapevo più a chi rivolgermi, tu eri lì, a farmi compagnia scodinzolando con quel mozzicone di coda che ti ritrovavi, a fare il chiasso ruzzolando in terra avvinghiate come lottatrici di wrestling, ad infilarti nel mio letto di nascosto, che mi svegliavo e ti trovavo lì, immobile sotto il lenzuolo con lo sguardo colpevole e sornione e mi chiedevo a che punto della notte tu fossi riuscita a entrare sotto le coperte, silenziosa come una ladra. Non credo di averti dato altrettanto, nessuno riesce a ricambiare un cane in egual misura, quel tipo di amore e dedizione è semplicemente inarrivabile. Quanta sofferenza tutte le volte che mia figlia, che avresti amato tanto, lo so, perché è proprio come me, mi dice che vorrebbe tanto un cane. Ha quasi la stessa età che avevo io quando ti presi quella domenica mattina di un freddo Gennaio, per strada, ed eri così piccina e tremante che per scaldarti ti infilai nella tasca del mio cappotto di lana; quanto vorrei che anche lei potesse vivere quello che tu mi hai dato, i momenti di gioia, le buffonate, le marachelle, fino al dolore più straziante che avessi mai provato quel giorno in cui hai dovuto continuare la tua corsa tra le nuvole. Lei sa che non possiamo, allora mi chiede di te, vuole sapere tutto, e si bea dei miei racconti. Le racconto di quando ti vestivo con coprifasce e cuffia di lana e sopportavi stoica e immobile per farmi giocare alle mamme, di quando in montagna videro il tuo pelo fulvo riflettere un raggio di sole nel sottobosco e credettero di aver visto un cerbiatto saltare o di quando ti buttavo un sassolino nel torrente e tu ti tuffavi sott'acqua e ne uscivi con un masso enorme in bocca, fradicia e gongolante come non mai. Le racconto tutto questo ed altro ancora, ma non le racconterò di queste lacrime che a scrivere di te, dopo così tanti anni, se ne sono uscite inaspettate.

lunedì 16 febbraio 2009

Buona la prima

Quando mi metto in testa qualcosa è difficile che desista e in egual modo quando cerco qualcosa è difficile che non riesca a trovarlo. Giorni fa mi ero messa in testa un qualcosa e questo qualcosa andava cercato, binomio perfetto per far uscire allo scoperto la mastina che alberga sotto le piume della gallina. Non avevo dubbi che prima o poi sarei arrivata alla meta, ormai mi conosco abbastanza, perseguo i miei obiettivi con la tenacia di un caterpillar, ma devo dire che stavolta il risultato ha sorpreso anche me. Preciso, perfetto, identico a ciò che avevo in mente, nemmeno qualcuno avesse sbirciato di nascosto nell’immagine che avevo dipinto dietro ai miei occhi e l’avesse ricostruita in una notte, come un set cinematografico o quel film di De Filippo, e sabato mattina sul cocuzzolo della collina c’era esattamente quello che volevo io. Un piccolo castello, elegante e curato, mura di pietra percorse dai grossi rami di quello che si trasformerà in un profumatissimo glicine, stradine lastricate e un portone secolare, un cane che sonnecchia mentre il vento ci spazza, vigneti addormentati tutto intorno e una terrazza circondata dai prati che ci accoglierà quel giorno di Maggio. Anche il galletto è rimasto sorpreso che così, alla prima, abbiamo fatto centro. Il poveretto aveva già preventivato svariate escursioni tra Chianti e Mugello per effettuare i numerosi sopralluoghi che la nazi-gallina gli avrebbe imposto prima di dichiarare missione compiuta. E invece no, il luogo perfetto si è presentato per primo, sotto il freddo sole di Febbraio, mentre un castellana chic e garbata ci illustrava il luogo e il menù. Bello come un sogno. Speriamo solo che non lo sia davvero e che non si smaterializzi nel frattempo.

venerdì 13 febbraio 2009

Prove d'orchestra

E’ bastato socchiudere la finestra, quando ancora fuori c’era pochissima luce, per sentirli. Gli orchestrali sono arrivati anche quest’anno. Ancora non sono molti ed erano lì che provavano ad accennare qualche nota, per vedere se il suono debba essere affinato, se lo strumento funziona ancora bene, o magari debba essere tirato a lucido. Insomma, per il concerto c’è tempo, ma ascoltare le prime note di un’ouverture mi ha fatta sorridere e restare dietro al vetro per un po’, immobile, a osservarli svolazzare indaffaratissimi tra i rami degli alberi del nostro vicino, mentre un giovane merlo coraggioso ha deciso di spingersi fino al mio lastricato, per beccare con gran soddisfazione le briciole che avevo fatto cadere ieri sera quando ho scosso la tovaglia. Già, anche se le temperature ancora non sono molto d’accordo, i primi segnali ci sono tutti e quando l’orchestra inizia a provare sappiamo che non manca poi molto a quelle mattine luminose, cariche di fiori e profumi. Così ci si bea di questi piccoli segnali, gli uccellini, i bocci della camelia, le microscopiche foglioline verdi delle ortensie. Niente di meglio in questi giorni un po’ opachi, dove galleggio tra preoccupazioni, feste di Carnevale, stupende pagine di Marley che mi fanno tornare una gran voglia di prendere un cane, biancheria da stirare e una torta salata da infornare di corsa. Nulla di eccezionale, la solita routine, tranne che per un piccolo, lieve concerto udito per magia alle prime luci dell’alba.

lunedì 9 febbraio 2009

Il naufragio

Per la serie come farsi entrare un giramento spaziale di domenica sera, dimenticandosi immediatamente delle risate appena fatte ascoltando la mitica Littizzetto disquisire di Walter e di Iolanda. Andare a letto con una gran voglia di piangere e rovinarsi del tutto il fine settimana e molti altri a venire. Vorrei poter dire che la causa è stata un super litigio con il consorte o una rissa con i vicini di casa che hanno sfondato una parete attaccando un chiodo o magari l'aver calpestato un cosiddetto fiore di marciapiede spalmandone i residui sul pavimento di tutta la casa; alla fine sarebbero state tutte cose facilmente risolvibili, e le relative incazzature lentamente si dissolverebbero. Il rendersi miseramente conto invece, una volta di più e che ovviamente non sarà l'ultima, di abitare in un Paese di emme che affonda su se stesso, comprendendo che si sta assistendo inermi e indifesi a un vero e proprio naufragio e che non vi è l’ombra di scialuppe né di salvagenti, è una cosa che mi annienta, che mi fa disperare e che mi fa sentire dolorosamente impotente, come madre e come cittadina. Ascoltavo, guardavo, rabbrividivo e mi chiedevo dove sono andate a finire le brave persone che una volta popolavano questo Paese, perché quando uno Stato gioca sporco sull’istruzione dei suoi figli, coloro che rappresentano il domani, il futuro, la speranza, allora stiamo davvero toccando il fondo. Lo sapevo prima ancora che la trasmissione iniziasse, perché il binomio Riccardo Iacona e un suo servizio dal titolo La Scuola Tagliata annunciavano già un dito su una piaga particolarmente dolorosa, ma proprio per questo ho voluto assistere. Ogni tanto bisogna anche farsi del male.

venerdì 6 febbraio 2009

Fervono i preparativi

Sarà anche un luogo comune, ma nel momento in cui si dà il via ai preparativi, di qualsiasi tipo siano, essi fervono sempre. Proprio vero. Ho saputo la data solo da poco e, benché Maggio sembri ancora molto lontano, è già tutto un pensare, progettare, organizzare. Fervono le idee, i pensieri, il lato creativo e quello sobrio che si prendono a braccetto, l’immaginazione scorrazza a destra e a manca. Penso anche a come sia possibile essere già arrivati alla comunione, ma se era solo ieri che passavo le serate a confezionare quelle deliziose bomboniere di tulle rosa e porcellana bianca per il battesimo e solo poco prima avevo fatto nottate a finire febbrilmente quelle bellissime scatole verde bosco che in un abbraccio di spighe, rose essiccate, tulle bianco, argento e nastrini formavano il ricordo delle mie nozze. Una fatica allucinante, ricordo bene come sembrassi non finire più, ma quanta gioia poi nel donare qualcosa di veramente mio dall’inizio alla fine. Il fervore è identico, anche se stavolta sarà diverso, molto diverso. Una piccola riunione di famiglia, semplice e molto poco mondana, un tavolo immerso nella campagna toscana e unico ospite d’onore l’allegro sole di Maggio, che mi sono già premurata d’invitare ma so bene che, malandrino com’è, potrà anche decidere di non presentarsi e magari ci vorrà pure il golfino sulle spalle. Vedremo. Nel frattempo mi lascio trasportare dai preparativi, inviti sì o inviti no, preventivi che mi intasano la mailbox, la coroncina da ordinare e un saio da misurare. Fervore, quanto fervore.

giovedì 5 febbraio 2009

Una pasticcera e mezza

Metti un pomeriggio grigio dentro e grigio fuori, un misto di ansia, nebbiolina e umidità che cala, si posa e resta là senza alcuna voglia di andarsene. Metti una pulcina che torna da scuola stanca e nervosa, tesa come una corda di violino e che scoppia a piangere alla minima contrarietà, stizzosa come un gatto bagnato. Metti che appena passa il momento in cui la vorresti mandare a fare un giro al largo l'agguanti e la tiri verso di te, l'abbracci, la respiri e pensi che no, oggi non è affatto una buona giornata, per nessuna di noi due, e ti chiedi che fare. Poi rifletti su quanto in genere ti fa star meglio sfornellare e pensi che dopotutto la stessa terapia possa applicarsi anche alla pulcina: ti va di imparare a fare una torta? Gli occhi brillano, annuiscono, si parte. Forno acceso, farina, le uova che ancora non sai sgusciare bene, ma che importa, tanto le devi sbattere. Le fruste che pesano, mamma sbatti un po' tu, la scorza del limone, stai attenta a non grattarti via anche le dita. L'impasto non è granché, tutto bozzerelloso e mica tanto fluido, aggiungi un po' di latte e vedrai che si ammorbidisce, e in quel momento è come se i miei occhi volassero lontano e vedo entrambe, da un'altra prospettiva, grembiuli d'ordinanza e capelli raccolti, due pasticcere, anzi una e mezza, al lavoro al banco della cucina. Il pomeriggio volge al tramonto, il cielo grigio lascia intravedere degli sprazzi rosa, che entrano anche in casa nostra e si fondono con i nostri sorrisi. Che profumino, è già l'ora di tirarla fuori, attenta a non scottarti. Dal forno esce una torta un po' storta e bruciacchiata, ma ugualmente bellissima, amore. Luminosa come il tuo sorriso.

lunedì 2 febbraio 2009

Con i piedi per terra

Qualche tempo fa ho partecipato al candy indetto dalla Magagiò, un po' per la curiosità di concorrere a questo tipo di sorteggio dal nome dolce come lo zucchero, ma soprattutto perché il premio in palio mi ispirava davvero: il libro scritto dalla Maga in persona, quale occasione migliore per conoscere un altro lato di una blogger che già apprezzo moltissimo. Naturalmente non credevo di essere estratta e mi ero già prefissa di andare a cercare il suo racconto il libreria, così che sorpresa quando ho ricevuto il suo messaggio che mi informava di essere tra i fortunati! Dopo pochi giorni ecco che il suo bel libretto adornava il mio comò e a quel punto non potevo certo farlo aspettare. Così è stato spodestato per alcuni giorni il libro di turno, dando precedenza assoluta a Con i piedi per terra, che ieri sera ho finito di leggere. Che dirti, Giovanna, a parte ancora grazie per il bel regalo che mi hai fatto? Che sei davvero brava, che il tuo racconto l'ho letto con piacere, che mi ha fatta riflettere, che in alcuni tratti mi ci sono rispecchiata e che, soprattutto, mi ha fatto apprezzare la sensazione di viaggio, di partenza e di ritorno, che spesso dobbiamo compiere, anche solo dentro di noi, per arrivare a qualcosa di importante. Grazie di cuore.

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