martedì 30 giugno 2009

Cherry addicted

Capita che nel pollaio siano piovute moltissime ciliegie, nere, grosse, dolcissime, da cominciare a mangiarle e non riuscire assolutamente a smettere, una specie di droga, roba da farsi venire il mal di pancia. Dopo averne goduto per un po’, come frutta, come stuzzichino, come merenda, come colazione ed anche come snack di mezzanotte, mi sono accorta che nonostante gli abusi la quantità fosse ancora industriale e purtroppo, come giustamente si conviene a cotanto gioiellino della natura, piuttosto deperibile. Così ho deciso di impiegarle altrimenti e traendo ispirazione dal mio strudel invernale ne ho creato una versione estiva altrettanto buona. Questo purtroppo però non è bastato a risolvere il problema della dipendenza. Una fetta tira l’altra, questo strudel sta rapidamente finendo sotto ai miei occhi.

Strudel di ciliegie

Ingredienti:
500 gr. di ciliegie nere
250 gr. pasta sfoglia
60 gr. biscotti savoiardi
zucchero semolato
granella di mandorle
cannella in polvere
zucchero a velo

Preparazione:
Lavare le ciliegie, privarle dei gambi e snocciolarle. Metterle in un pentolino con un cucchiaio di zucchero, un cucchiaino da caffè di cannella in polvere e due cucchiai di acqua. Cuocere a fiamma bassa coperto per circa cinque minuti, mescolando ogni tanto. Spengere il fuoco e lasciar raffreddare. Stendere un rettangolo di pasta sfoglia di circa 30 centimetri per 25 e coprirlo con i savoiardi sbriciolati. Ricoprire con le ciliegie e il loro liquido e spargere sopra una manciata di granella di mandorle. Arrotolare la pasta sfoglia chiudendo all’interno tutti gli ingredienti e rimboccando le due estremità. Fare un paio di taglietti sulla parte superiore e adagiare lo strudel su una teglia rivestita di carta da forno. Cuocere in forno caldo a 200° per circa 30 minuti. A cottura ultimata lasciar intiepidire e poi spolverizzare con zucchero a velo. Tagliare lo strudel a fette spesse accompagnando con panna fresca montata non zuccherata.

lunedì 29 giugno 2009

Il ritmo del mare

Il suono del mare è sempre lo stesso, basta chiudere gli occhi e il luogo non ha più alcuna importanza. Santa Giulia, Praslin o Castiglione della Pescaia, la musica è identica, e mi lascio cullare come se ascoltassi Chopin, rilassandomi e partorendo pensieri allo stesso ritmo della risacca. Uno va, l’altro viene, poi ancora uno, e ancora, ancora. Alcuni sono grigi, come le notizie che ci fanno compagnia in questi giorni di inizio estate, ma in questo momento, aiutata dal ritmo del mare riesco ad accettarli, a guardarli senza timore e a dire che, sì, qualcosa faremo, non ci lasceremo travolgere dalla tempesta senza combattere. Altri sono azzurri, come il cielo che mi sovrasta e come la malinconia, che in questi giorni dell’anno avrei sempre voglia di fare quello che purtroppo non posso e mi sento impotente, legata e imbavagliata dal tempo e dalle circostanze. Ci sono anche quelli dorati, come il sole caldo che brilla lassù, mentre i raggi rimbalzano dalle crestine bianche del mare alle vele colorate dei kite surfers che a dozzine svolazzano come farfalle giganti, fino ad adagiarsi sui campanellini colorati della cavigliera della pulcina che scampanella ad ogni piè sospinto, tra gli ultimi tuffi della sua vacanza e qualche ruota improvvisata sul bagnasciuga, spruzzando in aria milioni di goccioline d’argento. Fanno capolino anche quelli rossi, come il vino che scorre nelle vene del Galletto, che anche se ultimamente non è poi molta la nobil bevanda che egli porta alle labbra, è al contrario moltissima la quantità di nozioni e informazioni che trangugia dai suoi pesantissimi libri, che a questo punto son convinta che nelle sue vene adesso scorra un Borgogna, o magari un Syrah, e sorrido mentre lo sento ripetere a voce alta le particolarità dei vitigni sudafricani, chiedendomi cosa mai penseranno i vicini di ombrellone. La risacca continua la sua corsa infinita seguita dall’arcobaleno dei miei pensieri. Io resto ad occhi chiusi e ne seguo il ritmo, che si avvicina molto a quello del mio cuore. E penso che non esista musica più bella.

giovedì 25 giugno 2009

…e due

Nonostante da qui a fare tombola la strada sia ancora lunga, senza considerare che nel frattempo potrei anche essermi stufata oppure aver continuato a scrivere così tanto da aver intasato le pagine di internet, sono felice che oggi questo mio diario virtuale, l’angolo dei miei sfoghi, dei miei vaneggiamenti e delle mie piccole follie quotidiane abbia fatto ambo. Sarà anche pochino, ma quando da piccola giocavo a tombola con i miei cugini, con tanto di cartelle di cartone e fagioli, le volte che mi capitava di gridare per prima ambo! mi sentivo sempre un passo avanti, carica di aspettative e felice del piccolo gruzzoletto che mi spettava, anche se poi la tombola la faceva qualcun altro. Insomma, chi si accontenta gode, ed io oggi soffio con molto piacere queste due candeline. Ripercorrendo questi due anni di starnazzi, dalle vicende pulcinesche ai miei timori di chioccia ansiosa, dai momenti di frivolezze per regalarsi uno sfizio ai ricordi di luoghi del cuore e volti dell’anima, non saprei dire quale possa essere stato il più importante, perché tutti lo sono. Nel momento stesso in cui le parole escono dalle mie dita e s’infilano nella tastiera, hanno tutte la stessa valenza, che siano di rabbia, di gioia o di dolore, perché in quell’attimo mi hanno aiutata a tirar fuori qualcosa che bolliva dentro, e non c’è niente di più bello di riuscire a buttar fuori un’emozione. Se scrivo tanto, leggo anche tanto, ogni commento, ogni saluto, ogni uovo deposto viene letto e riletto, accuratamente incorporato all’impasto, e pur mancandomi quasi sempre il tempo per rispondere qualcosa a mia volta, le parole, tutte, quelle morbide e quelle dure, restano con me a lungo, come il calore di un abbraccio che ti resta sulle spalle, mi aiutano e mi rendono più forte. Grazie a tutte quelle parole, anche a chi le pensa soltanto e non ha il tempo o la voglia di scriverle. E’ vero che principalmente io scrivo per me, perché mi fa bene farlo, ma sapere che c’è chi condivide con me aldilà dello schermo è davvero un regalo bellissimo.

mercoledì 24 giugno 2009

Metti una sera un cake

Metti una giornata di festa che cade a metà settimana, che trascorri in solitudine in quanto i festeggiamenti per il Santo Patrono sono ahimè limitati al territorio comunale ed il Galletto, in quanto lavoratore in altro comune, deve recarsi normalmente al lavoro, finché c’è, ma questo è un altro discorso. Metti che dopo aver passato la mattinata a pulire, lavare e stirare ne hai piene le tasche e decidi di continuare la giornata sintonizzandoti su qualcosa di più creativo e soddisfacente come cucinare qualcosa di diverso, tanto per cominciare a rispettare uno degli impegni presi recentemente. Metti che apri il frigo e ti rendi miseramente conto che le provviste sono drasticamente calate e che ieri saresti dovuta andare a fare un po’ di spesa, che poi non hai fatto perché avevi pensato tanto siamo in due faremo fuori un po’ di avanzi. Metti che rastrelli la dispensa in lungo e in largo e scavi in ogni meandro del frigo per riuscire a ricavare qualche ingrediente adatto a soddisfare la tua impellente voglia gastronomica, ma per fare una qualsiasi delle ricette che ti sei messa in testa manca sempre all’appello l’ingrediente fondamentale. Metti che essendo San Giovanni fuori c’è un mortorio assoluto neanche fosse scoppiata una bomba e l’idea di fare chilometri per trovare un supermercato aperto non ti garba neanche un po’. Metti così che disponi in fila indiana sul bancone della cucina le cose che sei riuscita a recuperare e decidi di inventarti qualcosa sul momento, o la va o la spacca, mal che vada butto tutto nel secchio e stasera scongelo le pizze. Metti che inizi a frullare, dosare, mescolare, leccandoti le dita al momento giusto e infornando il tutto per una quarantina di minuti. Metti che quello che ne esce è un cake fragrante e belloccio che ha sparso il suo profumo per tutta la casa e che, cosa ancor più importante, è decisamente buono, diverso e appetitoso e il Galletto l’ha ripreso tre volte. Metti quindi che l’esperimento è riuscito e che l’impegno preso è stato mantenuto alla grande.

Cake di zucchine con pecorino e pinoli

Ingredienti:
4 zucchine matita
1 spicchio di aglio
olio extra vergine di olia
150 gr. di farina
mezza bustina di lievito per torte salate
3 uova
120 ml. di latte
50 ml. di olio di semi
sale e pepe
150 gr. formaggio pecorino sbriciolato
4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
20 gr. di pinoli

Preparazione:

Tagliare le zucchine a tocchetti e farle saltare in padella con un giro di olio extra vergine di oliva e uno spicchio di aglio intero per cinque minuti, poi spengere il fuoco, togliere l’aglio e farle raffreddare. In un recipiente a bordi alti versare la farina, il lievito, le uova e frullare bene con le fruste del mixer. Versare il latte, l’olio, sale e pepe e mescolare bene. Aggiungere il pecorino sbriciolato, il parmigiano, i pinoli, e infine le zucchine mescolando delicatamente. Versare il composto in uno stampo da plum cake imburrato e cuocere in forno a 180° per 40 minuti. Servire tiepido o freddo.

martedì 23 giugno 2009

Tuoni e tamburi

Giorni di pollaio vuoto e silenzioso. La picci è in vacanza e avverto la mancanza dell’incessante cinguettio che fa da colonna sonora alle mie giornate, anche se le cose in agenda sono comunque tante e approfitto della calma per rimettermi in pari e riuscire a portare a termine una cosa senza venire interrotta ogni due minuti, il che non è comunque poco. In un certo modo è una vacanza anche per me. Giorni di nuvole ricomparse all'orizzonte, ancora più grigie di come le ricordavo, e anche se già immaginavo che il rasserenamento fosse solo momentaneo e che a forza di sentir tuonare prima o poi la tempesta sarebbe arrivata davvero, adesso che vedo il cielo cupo sopra di noi non posso non esserne preoccupata. Giorni di estate scappata, mannaggia, proprio ora che la pulcina è al mare, che son stata troppo ottimista e le ho riempito la valigia di top e canottiere che purtroppo servono a ben poco per grandinate e piogge torrenziali. Vabbè, mal che vada se le metterà una sopra all'altra. Giorni un po' così, come il cielo in questo momento, che non sa neppure lui se piovere o se squarciarsi d'azzurro, ma dove il rullo di tamburi che ha accompagnato l’inaspettato premio che ho ricevuto mi ha fatta perlomeno sorridere e pensare a otto cose che mi impegno a realizzare, magari piccole, ma importanti. Perché alla fine sono le piccole cose di ogni giorno che ci aiutano a sorridere, come i tamburi di Papà 2.0 che mi ha assegnato il premio “Este blog è uma jòia” che arriva addirittura dal Brasile. Ringrazio di cuore e mi impegno. Mi impegno a farmi insegnare dalla pulcina a fare gli scubidù e a mia volta ad insegnarle a fare i braccialetti di perline a telaio, praticamente un contest tra il nuovo millennio e gli anni settanta, e chissà chi vincerà. Mi impegno ad essere più paziente con il Galletto che ultimamente tra lo studio per il suo esame imminente e queste preoccupazioni professionali è molto teso e mi fa scattare per un nonnulla. Mi impegno a ricucire il bottone di madreperla alla mia giacca che, nonostante siano già diverse settimane che ho trovato e comprato quello nuovo, con tanto di rocchetto di filo in tinta, continuo bellamente ad ignorare. Mi impegno a far sì che se anche quest'anno alla fine non faremo vacanze particolari vi siano perlomeno delle giornate speciali da trascorrere con la pulcina divertendosi insieme. Mi impegno ad andare a trovare mia madre più spesso, anche se ciò mi provoca sofferenza, cercando di pensare solo alla gioia che le porto. Mi impegno a chiudere definitivamente un libro se non decolla entro le prime cinquanta pagine in quanto, come giustamente mi è stato fatto notare, leggere deve essere solo piacere. Mi impegno a cucinare cose un po' diverse dal solito menù standard, anche se il tempo per farlo purtroppo non c'è quasi mai, perché alla fine stare ai fornelli è una delle mie grandi passioni. Mi impegnerò davvero, promesso. Dopodiché passo a mia volta questo premio agli otto blog che per me sono davvero una gioia, della mente, degli occhi, del cuore e spesso di tutte e tre le cose assieme. Cuoche dell'altro mondo, vera gioia degli occhi e del palato, se si ha il tempo di sperimentare ciò che le cuoche così abilmente suggeriscono. Cuore di Maglia, assoluta gioia del cuore, perché un progetto così bello suscita solo grandi emozioni. WorldWideMom, in onore della piccola Cimpri nata da pochi giorni e della sua mamma che girando il mondo porta avanti questo difficile mestiere sempre con un sorriso. Turismo Lento, per non smettere mai di viaggiare, anche solo con gli occhi. Panzallaria, che con le sue perfette considerazioni e il suo grande senso dell'umorismo è sempre un vero toccasana. La Collina delle Fate, che solo a guardare le foto delle sue splendide dolci creazioni ingrasso a vista d'occhio. Snippet & Ink che oltre ad essere una incredibile gioia degli occhi mi fa sempre venire voglia di sposarmi di nuovo. 365 albe 364 tramonti che mette sempre il dito nella piaga ma il bello è che ci riesce facendomi ridere, e se non è gioia questa...

venerdì 19 giugno 2009

La pagella

La pagella è arrivata
puntuale e perfetta
io la guardo estasiata
e non ho alcuna fretta.
Otto nove e anche un dieci
che mi pare anche troppo
m'inginocchio sui ceci
e poi parto al galoppo.
Amerei congelarla
giù nel frigo per anni
e in futuro riusarla
se servissero inganni.
Per adesso mi beo
di una figlia speciale
che già pensa al liceo
e anche al danno ambientale.
Ballerina o dottore
avvocato o sciampista
che lo detti il suo cuore
e che sia una conquista.

mercoledì 17 giugno 2009

C'è da fare

Cielo bianco, afa, fiacca in quantità e dosi massicce di Polase che dovrei spararmi direttamente in vena per vedere qualche risultato. In giro si sente dire che con la fine della scuola le cose si calmano, i ritmi si allentano, c’è spazio per tutto. Forse a casa di qualcun'altro, perché nel pollaio pare che le cose non stiano propriamente così. Si continua a correre per accompagnare la pulcina al campo estivo e a correre per andare a riprenderla, proseguendo il giro senza neppure ripassare dal via, zaino al seguito e forasacchi nelle scarpe. C'è il controllo dentistico, e meno male che sembra che l’apparecchio stia funzionando a dovere, poi la libreria per ordinare il libro d’inglese per le vacanze e tappa dal fotografo per le foto della Comunione, che quando infine rientriamo alla base l’ora di cena è già passata da un po’ mentre la nostra è ancora tutta da inventare. In ufficio ho lo slancio di un bradipo, che già la voglia è quella che è quando ti sembra che tutto il mondo stia partendo in vacanza e tu una delle poche sfigate ancorate in città, senza che ci si metta pure l’impianto dell’aria condizionata che ha deciso di defungere e l’azienda che gentilmente ti fornisce in sostituzione un fiammante ventilatore a colonna in scatola di montaggio, che non sono mai stata brava con viti e rondelle, e avresti voglia di spiegargli dove potrebbero allegramente collocarselo, che quelle tristi pale di plastica riescono solo a mescolare il caldo con la polvere. Ci sono anche bagagli da preparare, ahimè, vista la mia nota avversione per questo passatempo, anche se spero si tratterà di un’operazione rapida e indolore, dato che riguarda solo la picci, beata lei, che trascorrerà la prossima settimana in riva al mar Tirreno, mentre noi faremo i pendolari del week-end, e so già che il silenzio che regnerà in casa durante la sua assenza non mi piacerà affatto. C’è un’amichetta della pulcina da salutare, e non riuscirò a farlo senza commuovermi, anche perché più che di saluti si tratta di un addio visto che c’è di mezzo un cambio di continente, e quando si hanno dieci anni non si ha molta voglia di lasciare per sempre tutto il tuo semplice mondo di bimba, di compagni di scuola e di danza, anche se il prossimo shopping sarà sulla Quinta. C’è da festeggiare lo scritto del Galletto che sembra essere andato decorosamente bene ma si fa finta di nulla, si sfiora appena il discorso, meglio non vendere la pelle dell’orso, sia mai che agli orali arrivi la stangata. C’è un imbianchino nuovamente tra i piedi, che quando arriva la bella stagione è bene non farsi mancare nulla, e via di rulli e pennelli che è un piacere, e un architetto uccel di bosco da rincorrere, che alla fine qualche benedetto mobile in questa casa lo vogliamo mettere o no?

lunedì 15 giugno 2009

Libro in avaria

C'è poco da fare, il paragone con l'aereo resta sempre il più valido. Un libro, se non decolla entro le prime trenta - facciamo pure cinquanta và che oggi sono buona - pagine, ha dei seri problemi al motore ed è molto probabile che continuerà a gironzolare sulla pista senza una meta fino a che avrà finito il carburante o fino a quando un'anima buona lo riaccompagnerà nell'hangar. Che noia, però. E che sciocca che sono a non riuscire a chiudere un libro a metà se non decolla in tempo utile, con questa manìa che mi perseguita da anni di doverli finire ad ogni costo. A costo di sbadigli, di sbuffi e di spostamenti di libro dal comodino al divano, dalla shopper alla borsa di danza della picci, nella speranza di riuscire a trovare il tempo per progredire nella lettura. Invano. Così mi trascino Ultima Sentenza come un fardello e la vana speranza che il buon John dopo tutto non possa tradirmi così, che dopo così tanti decolli che nemmeno lo Shuttle non può mica trasformarsi in un pinguino. Magari si tratta di un'avaria momentanea, un piccione che ha fatto il nido nel motore, e sicuramente alla prossima pagina l'aereo schizzerà in cielo veloce come un razzo. Impresa difficile quando si è superata abbondantemente la metà del libro. Altamente improbabile. Oserei dire impossibile. Ma la speranza è l'ultima a morire e io sono un'inguaribile ottimista, anche se stavolta, credo che la sentenza sia già stata emessa.

giovedì 11 giugno 2009

Vorrei regalarti un'estate

Vorrei regalarti un’estate come un’estate dovrebbe essere quando si soffiano dieci candeline e si sgambetta come un puledrino. Un’estate di corse nel grano, di grilli e di cicale, di notti stellate da guardare a pancia in su, di corda da saltare fino a restare senza fiato. Un’estate di scogli che bucano i piedi, di macchie di catrame da togliere con l’olio d’oliva, di conchiglie da cercare che l’ultima è sempre la più bella, di ghiaccioli all’amarena da succhiare nella frescura dietro alle cabine. Un’estate di letto fino a tardi, di giornalini da leggere in pigiama, di girini da cercare combattendo zanzare, di lucciole magiche da trasformare in monete. Un’estate di sere al bar del circolo, di gelato e di calcio balilla, di guardie e ladri nel buio della piazza, di chiacchiere e risate finché se ne ha voglia. Un’estate di ore lente come lumache, di ghiaia che scricchiola, di mercatini da allestire sul marciapiede, di partite a Monopoli quando fuori piove. Un’estate di lunghe pedalate in pineta, di cocco fresco cocco bello e bomboloni caldi dopo il bagno, di costumi da cambiare nascondendosi dietro l’asciugamano, di cartoline da scegliere con cura per spedirle solo l’ultimo giorno. Vorrei regalarti un’estate bianca, semplice e pura, come un’estate dovrebbe sempre essere quando si sgambetta come un puledrino.

lunedì 8 giugno 2009

L'asso nella manica

Le mamme hanno svariati assi nascosti nelle maniche, da tirar fuori e giocare al momento giusto per sgonfiare un broncio, asciugare una lacrima, rischiarare il clima dopo una bufera casalinga o semplicemente per spruzzare un po’ di polvere d’allegria su una giornata altrimenti troppo grigia. Assi di diverso genere, beninteso, da scegliere al momento, a seconda del guizzo o dell’umore. Si va da una carezza a un pizzicotto, da una barzelletta al solletico ad oltranza sul divano, da un momento speciale da condividere insieme alla preparazione della ricetta preferita dell’imbronciato di turno. Ieri si è trattato proprio di quest’ultima tipologia di carta, l’asso culinario, tirato fuori dalla manica in serata, dopo un pomeriggio di scintille e battibecchi continui tra la sottoscritta e la pulcina, asso che manco a dirlo ha dato subito i suoi frutti. Non appena il forno ha diffuso nell’aria quello stuzzicante profumino, i sorrisi di entrambe arrivavano alle orecchie. Perché se è vero che è la preferita della Pulcina, anche la Gallina gradisce assai.

Torta salata ai würstel

Ingredienti:
un rotolo di pasta sfoglia fresca
quattro fette di spalla cotta sottili
una mozzarella
un uovo
una confezione di würstel piccoli
una confezione di sottilette

Preparazione:
Sistemare la sfoglia nella tortiera lasciando sotto la sua carta da forno. Disporre sul fondo le fettine di spalla cotta, poi la mozzarella tagliata a dadini. Sbattere l’uovo (senza sale per evitare che la torta venga troppo saporita) e versarlo sopra avendo cura che si sparga dappertutto. Tagliare i würstel a rondelle e disporli sopra. Ricoprire il tutto con le sottilette, senza sovrapporle ma coprendo tutta la superficie (ne occorrono sette). Infornare a forno già caldo e cuocere a 190° per circa 25 minuti, fino a che sulla superficie il formaggio sia un po’ dorato. Lasciar raffreddare. Servire tiepida.

venerdì 5 giugno 2009

Opacità

Altro che vitamine ed energizzanti, che sì, mi ci vorrebbero senz'altro, ma quello che proprio mi farebbe bene sarebbe una bella passata di Glassex, di quelle date con i giornali vecchi appallottolati, come facevano le nonne, per vedere se quest'opacità che mi perseguita da un po' di giorni finalmente se ne va. Mi sento come un vetro appannato, dove dopo innumerevoli piogge battenti e nebbie mattutine son rimasti tutti i segni e le sgorate, velate dalla polvere e dallo smog. Praticamente uno schifo. Sarà che in questi giorni ci son troppe cose che si rincorrono, e non tutte positive, ed è un continuo correre e fare e pensare e organizzare, che mi ritrovo ansante e fuori fase, con il pensiero continuo di aver dimenticato qualcosa. Cosa facile del resto quando le cose da ricordare sono troppe e tengo i miei appunti e i miei mille memo vicino ai fornelli, in quel minuscolo angolino di bancone tra il muro e la macchina del caffè, che ho fatto mio in mancanza di uno studio ancora in gestazione, e alla fine son talmente tanti tutti quei bigliettini sotto le calamite sulla cappa e i post-it disseminati nelle vicinanze che per non sbagliare ci vorrebbe l'ennesimo messaggio che mi ricordi di guardare tutti gli altri, ché son così abituata a vederli che a volte li ignoro scambiandoli per una decorazione murale. C'è l'anteprima degli auguri della pulcina, prima che la città si svuoti e lei resti sola per il suo compleanno senza nessuno con cui festeggiare. C'è il saggio di danza che incombe, con prove a raffica, le mezze punte da riparare e una piuma colorata da attaccare ai capelli, anche se non si tratterà né di un alpino né di Robin Hood. C'è il pic-nic di fine scuola, ancora in forse perché sembra che pioverà o magari proprio non ci andremo, perché come dico sempre alla picci, non si può far tutto. C'è il Galletto che continua a studiare per il suo esame ormai dietro l'angolo, c'è un saio da riportare in chiesa, un inizio di centri estivi da programmare e il libro per le vacanze da comprare. C'è un ennesimo cambiamento al lavoro e nessuno che si preoccupa di chiedere la mia opinione, o bere o affogare, e son giorni che mando giù. C'è la solita malinconia che mi assale quando l'anno scolastico sta per finire per cedere il passo a quel periodo antipatico vissuto in solitudine in questa calda città. C'è il risultato di un esame medico che stiamo aspettando e i mille pensieri che non voglio fare ma che poi si fanno strada da soli nella mia testa. C’è lo smalto alle unghie che si è disintegrato, c’è quello sgarbo ricevuto quando meno me lo aspettavo e hai voglia a dire fregatene se poi continuo a pensarci e a rimuginare. C’è anche da andare a votare e mai come a questo giro ho così tanta voglia di mandarli tutti quanti a pescare. C’è questo, c’è quello. Troppo. Non so, forse, non riesco a mettere a fuoco. Vabbene, mi comprerò un bel flacone di vitamine. Guardo fuori dalla finestra. Questi vetri hanno proprio bisogno di una bella pulita.

mercoledì 3 giugno 2009

Giù la maschera!

Alla fine mi hanno scoperta. O meglio, diciamo pure che non mi sono opposta e mi son fatta placidamente smascherare. In effetti era tanto che qualcuno sapeva, immaginava, se non tutto perlomeno abbastanza, e anche chi non era ufficialmente informato sono sicura che subodorasse già da un po'. Mezze parole, mezze frasi, una battutina ogni tanto. Ad ogni modo, adesso che si è ufficialmente sollevato il sipario e gli abitanti del pollaio sono stati edotti, mi sento meglio, ché i sotterfugi non mi sono mica mai piaciuti tanto. Del resto, non che ci fosse chissà quale terribile segreto da nascondere, l'avere un blog non è certo uno scheletro nell'armadio né tanto meno rientra tra i peccati capitali. Casomai, il contrario. Trattasi di attività ludico-psico-terapeutica di grande importanza che magari la praticassero tutti, per sfogarsi un po' in maniera civile ed autoironica, che sai quanto bene che farebbe a tutti questi musi lunghi che circolano. Però non l'avevo mai dichiarato apertamente. Sì, la pulcina sapeva che ogni tanto scrivevo di lei, di noi, della vita, su una specie di mio diario virtuale, la stessa cosa che iniziai a fare quando avevo la sua età con quei diari ricoperti di velluto e chiusi con il lucchetto, ma ancora non era mai arrivata a scrollare le pagine della Gallina, leggere e chiedere incredula ma li hai scritti tutti tu mamma? per poi mettersi a piangere a dirotto leggendo le ultime produzioni, cosa che mi fa domandare se i miei scritti non abbiano questo effetto deleterio anche su tutti gli altri visitatori del pollaio. Così, è capitato che anche il Galletto si sia soffermato ed abbia letto il video, per poi abbracciarmi in silenzio, ed io mi sia sentita in quell'istante leggera e libera come un palloncino scappato dalle mani di un bimbo. Sì, ne sono stata felice. Del resto, le chiavi del lucchetto le ho sempre io e se da ora in poi qualche pagina cadrà sotto ai loro occhi, illuminandoli di gioia o velandoli di pianto, sarà come se mi avessero letto nel cuore. E il cuore, si sa, non mente mai.

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