venerdì 17 dicembre 2010

La nevicata del diciassette

Ancora non mi era mai successo, ma pare che per tutto ci sia una prima volta. E così mi ritrovo alla sera del diciassette dicembre con tutto, dicasi proprio tutto l’ambaradan del Natale ancora da fare. Albero, presepe, ghirlanda, biglietti, regali, pacchetti, pensierini e cavolate assortite. Tutto rigorosamente da fare. Sì, lo so che c’è anche chi si riduce sempre al ventiquattro e qualcosa poi riesce ad imbastirlo lo stesso, ma quella non sono io. Io che devo pensare, programmare, gestire, organizzare e pianificare qualsiasi cosa, per il secondo anno di fila ho mandato a ramengo il Natale. Anzi, quest’anno quasi peggio dell’anno scorso. Perlomeno un anno fa l’albero l’avevo già fatto. Oddio, in realtà l’albero è in casa già da più di una settimana, un verdissimo abete profumato dritto e lucido come una sentinella nel suo vaso di cotto alla base delle scale che ogni mattina mi saluta con lo sguardo speranzoso di colui che spera sia finalmente arrivato il giorno in cui verrà vestito in qualche modo anziché essere lasciato lì nudo come un bruco sotto gli occhi di tutti. Insomma, tutti hanno fatto l’albero di Natale. Io no, solo l’albero. Il fatto è che il tempo non c’è, non riesco a trovarlo, e ogni giorno diventa stasera, più tardi, domani, domenica, vedremo. Stamani avevo fatto un mezzo pensierino di mettergli intanto perlomeno le lucine, e avevo già programmato i tempi col cronometro, cercando di ritagliare un dieci minuti netti tra l’uscita dall’ufficio, un avanzo di pranzo da ingurgitare in un oplà, la pulcina ballerina da andare a riprendere alle prove del suo spettacolo di Natale, panettone e pandoro da recapitare alla struttura che ospita i miei genitori e la cena natalizia aziendale. Ma poi è arrivata la neve. Tanta neve. Che ha imbiancato tutto, seppellendo macchine e biciclette, spalmando ciuffi di panna montata in ogni dove e rendendo magica questa città frenetica e spesso troppo grigia. Ogni tipo di progetto è saltato, lucine comprese, tutto da rivedere, la città si è fermata, nastri di strade bianche da percorrere con i Moon Boot nuovi che mai avrei pensato di indossare in città, fare a pallate di neve con la pulcina che ride e si tuffa nel bianco. Domani niente scuola, la neve ha portato con se anche un giorno di vacanza, e magari ce la farò anche a coprire le nudità del mio povero abete. Ma il più bello oggi è il mio giovane amico, arrivato giusto un anno fa, splendido albero di Natale improvvisato dalle lunghe dita ricamate di bianco protese verso il cielo, al centro del giardino ricoperto di zucchero filato che riluce di un bianco cangiante nella notte chiara. Bellissimo. Anche nudo e senza le lucine.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

eh sì, cara gallina vecchia, è vero,la nevicata del 17 ha reso il nostro giardino il giardino più bello del mondo!!!!!
p.s.scrivi sempre magnificamente!!

Mammachefatica ha detto...

Gli imprevisti hanno il loro fascino...

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