lunedì 14 settembre 2009
Back to school
Primo giorno di baraonda ufficiale, di quella che ne parla anche il telegiornale, snocciolando numeri e statistiche, quanti nuovi iscritti in prima, quanti ripetenti, prezzi del corredo scolastico, la storia del maestro unico e il grembiule obbligatorio. Insomma, tutto l’ambaradan al gran completo. E noi, puntuali all’appello, anche quest’anno eravamo lì, nel vocìo del cortile pieno zeppo di bambini, famiglie e macchine fotografiche, andando dai ciao, come stai, che avete fatto di bello quest’estate agli ho saputo che la maestra d’inglese è cambiata ma la nuova pare sia più brava, sussurrato a mezza voce dalla mamma di G che, non si sa come, sa sempre tutto. Di chiacchiere da fare ce ne sarebbero state per delle ore, ma il trillo della campanella ha ricordato a tutti il motivo per cui eravamo nuovamente lì, baciando i figli che s’incamminavano verso le scale trascinando zaini da scoliosi e cercando di nascondere alla bell’e meglio la lacrimuccia che cercava di farsi largo tra le ciglia. Avevo deciso di lasciarla salire da sola, ma poi, ben consapevole del fatto che l’anno prossimo le mamme saranno off limits non soltanto in classe ma sicuramente anche nel cortile delle scuole medie, ho sapientemente eluso la sorveglianza del preside che piazzatosi a gambe larghe a metà scale rimandava indietro i genitori con uno sguardo da ufficiale della Gestapo, fingendo di uscire e rientrando invece subito dopo dalla porta che conduce all’altra rampa di scale, che l’averci passato già sette anni in quella scuola, tra materna ed elementari, qualcosa vorrà pur dire, perlomeno in fatto di scorciatoie e passaggi segreti, e sono salita in classe. La scusa ufficiale era vedere l’aula nuova e fare un saluto alla maestra, rimasta unica, ahimè, come voluto dalla nostra ministra, e vedere accanto a chi si sarà seduta la picci e chissà in che fila è e se chiacchiera di già, ma in realtà l’ho voluta semplicemente guardare, seduta al banco, qualsiasi esso fosse, impettita ed emozionata col suo grembiulino blu e stamparmi il suo visino nel cuore. Per fortuna non sono stata la sola ad avere l’idea di ignorare le direttive del preside e nel corridoio c’erano altri genitori, così mi sono mimetizzata, ho scambiato due parole con la maestra e mi sono affacciata un secondo alla porta della classe, mentre cercavo di mascherare con un sorriso l’emozione che mi assaliva, cogliendo con un unico sguardo tutti i particolari: i fiori di carta colorati appesi alle pareti, le tende bianche, lo scaffale pronto ad accogliere libri e lavoretti. L’ho già detto, questo anno scolastico mi emozionerà in particolar modo, e non solo perché sono una piagnona. Il fatto è che i figli crescono. E il problema è che io non sono mica tanto preparata.
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5 commenti:
Sono una super piagnona anche io, lo avrai anche capito....
Mi sono commossa perfino ad immaginarto lì a guardare tua figlia seduta al banco.
In bocca al lupo per l'anno scolastico!
Io non ho figlio, purtroppo, solo gatti, e già mi commuovo la prima volta che li vedo uscire dal cancello... e il giardino sembra tanto grande e loro tanto piccoli...
E ogni volta che capita penso a cosa devono aver sentito la mia mamma e il mio papà il primo giorno di scuola, il primo esame, la prima volta che ho attraversato la strada, la prima volta che sono uscita con gli amici....
Sei una grande mamma Gallinella e io sono felice di averti incontrato!
nasinasi
...e chi lo è, sgrunt...
mmmmmmmmmm
ti capisco alla grande!!!
Io sto già pensando con panico all'anno prossimo quando la grande inizierà le superiori dove non solo sarò bandita dal cortile ma dovrò addirittura rinunicare a quei momenti tutti nostri che passiamo in auto dopo aver portato la piccola alle elementari (e dove di solito escono le domande più imbarazzanti e devi avere dei nervi alla guida che shumacher ti fa un baffo) perchè ha già detto che andrà in autobus con le amiche ..... sigh
Io non lo sono affatto! Preparata, intendo... quest'anno emozione doppia: un anno che lascia il segno per la grande, e un debutto per la piccola... e meno male che dalle mie parti c'era un bel sole, a giustificare occhiali scuri assolutamente provvidenziali.
Raffa
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