lunedì 26 gennaio 2009

Welcome back

Ieri è stata una giornata impercettibilmente velata dall’ansia, un alito sottile che mi ha avvolta per tutto il giorno, intensificandosi un po’ verso la sera. Ma che sciocca, mi dicevo, cosa pensi di trovare là fuori, l’orco cattivo? Eppure, stranamente, tornare alla vita di tutti i giorni, mi impensieriva un po’. Pensavo a tutto quello che avrei trovato in ufficio, dozzine di fogli sulla scrivania, la casella di posta stracolma e una riunione di reparto subito alle nove, così, per rinfrescarmi la memoria qualora avessi dimenticato. Pensavo ai marciapiedi, agli scalini, ai bus affollati, al mio piede ancora un po’ gonfio da chiudere nella scarpa, al programmare un’uscita di casa un po’ anticipata perché a questo giro non avrei potuto correre dietro all’autobus come faccio spesso. Pensavo agli impegni pomeridiani, alla pulcina da riprendere a scuola, alle previsioni del tempo e al regalo per il Galletto che oggi gira la sua quarantasettesima boa. Pensavo a tutto questo e altro ancora, che tre settimane chiusa fuori dal mondo mi hanno fatta sentire un po’ sott’acqua, affievolita, attutita, zoppicante e non solo a causa del piede. Poi, stamani, la sveglia è suonata, la giornata è iniziata, e man mano che facevo tutte le cose che mi sono familiari, che respiravo l’aria della città, ne ascoltavo i rumori, salutavo i colleghi, raccontavo e accendevo il pc, l’ansia è lentamente sparita ed ha lasciato il posto ad un sorriso. Welcome back. E mentre attraversavo il ponte col mio passo ancora un po’ claudicante, ombrello aperto e sguardo sull’Arno che scorreva sotto di me gonfio e limaccioso, il sorriso si è allargato, ho intonato Dancing Queen ed ho amato persino la pioggia.

2 commenti:

Francesca Palmas ha detto...

dopo momenti così ci si sente un pò deboli ma mica è vero, sei una grande forza, visto? :)

Anonimo ha detto...

Vedi? Molto spesso sono solo paturnie. Lo dico sempre anche a mia figlia, dopo però.

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