lunedì 7 febbraio 2011

Storta

Il lunedì sembra fatto apposta per stilare tabelle di marcia, per fare chiarezza, per dare aria alle stanze e alla mente, ma stamani non ne ho proprio alcuna voglia. Fuori, una nebbia assassina che fa a gara col mio umore, dentro, il galletto che mi fa i sorrisini dopo due giorni di muso, facendomi inviperire ancora di più. Anche la pulcina non è tanto per la quale mentre mescola svogliata i cereali nella tazza e mi chiede com’è andata a finire la puntata di ieri sera di Amici, cosa che mi fa ricordare che non è finita affatto e che verso l’una del mattino mi sono ritrovata inebetita sul divano senza un vinto né un vincitore. Mica si fa così, mannaggia, sarà anche per quello che mi son svegliata così storta. O forse è quell’occhio rosso e gonfio della pulcina che sta covando un orzaiolo, un calalzo o chissà che diamine e sto lì ad incrociare le dita sperando che il collirio si decida a fare effetto perché sinceramente vorrei evitare di iniziare la settimana con una gita di piacere al pronto soccorso oftalmico. La voglia di risalire le scale, tornare a letto e restare nascosta sotto al piumone tutto il giorno si fa prepotente, ma cerco di resistere concentrandomi sul caffè che mescolo insistentemente col cucchiaino neanche stessi trivellando un pozzo di petrolio. Manco a farlo apposta, in questi momenti di immusonimento, lo sguardo mi cade sempre sulle cose che non contribuiscono a farmi risollevare l’umore, e mi acciglio ancor di più. La stanza degli orrori che continua ad essere una via di mezzo tra una cantina e il magazzino di uno spedizioniere, la catasta di panni da stirare che non accenna a diminuire nonostante le ore dedicate a questo amatissimo passatempo durante il fine settimana, la lavapiatti da svuotare, il nuovo distintivo di sestiglia della pulcina che continua a stazionare in soggiorno in attesa che mi decida a cucirglielo sulla camicia. Poi mi avvicino alla finestra e nel pallore di questo lunedì mattina nebbioso e incazzato vedo qualcosa che brilla sfacciatamente. Un fiore. Lucido, spavaldo, più acceso di una lampadina. Nonostante il freddo becco, la mia vecchia amica camelia ha deciso di annunciarmi che la primavera non è poi così lontana. Lo guardo a lungo, come ipnotizzata. E allora, sorrido.

2 commenti:

viola ha detto...

Come scrivi bene! Hai descritto in modo favoloso sensazioni e stati d'animo. Io stamane proprio non avevo voglia di andare al lavoro. Avrei voluto essere una casalinga, affrontare il bucato, la cucina, ecc. Invece...ufficio. E al ritorno bucato, cucina... Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Questo è un periodo in cui la primavera spintona per uscire anche se non ce ne sarebbe nessun motivo!
Siamo a febbraio, il percorso è ancora lungo, i ragazzi hanno il moccio al naso e covano influenze che contribuirebbero a rovinare ancora di più il mio umore precario, fa freddo per alleggerire l'abbigliamento he però comincia a stufare così uguale, così scuro da ottobre....
Perchè però comincio a pensare al dopo? Alle vacanze come se fossero vicine, al caldo, all'estate, al risveglio? Il cambiamento perchè è più veloce dentro che intorno a me?????
Buon inizio settimana! AV

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin