sabato 31 marzo 2012

Switch off

Ma sì, potrebbe essere un’idea carina, perché no. Al di là del significato reale, dell’effetto dimostrativo e divulgativo, del cercare di farci entrare nella zucca una volta per tutte che stiamo scialando troppo, ed il troppo stroppia, come dicevano le nonne, che questo povero pianeta ne ha piene le tasche di essere spremuto come un limone per essere ripagato solo da coltri di smog e acque sempre più sporche, penso che sarebbe davvero un’idea divertente. Il galletto sgranerà gli occhi e si chiederà se non sia definitivamente impazzita, la pulcina ridacchierà sotto i baffi e ovviamente si renderà complice nell’allestimento, la qui presente si armerà di fiammiferi e prima inizierà a spengere e poi ad accendere. L’orario coincide proprio con quello della nostra cena, quindi perfetto, chi ha mai detto che non si possa cenare a lume di candela anche a casa propria, in una serata qualunque davanti a un banalissimo menu che sicuramente non comprenderà né ostriche né caviale. E quale migliore occasione per usare tutte quelle mezze candele un po’ storte e acciaccate che non ho mai cuore di buttare nel secchio. Ci guarderemo negli occhi in penombra e ascolteremo il silenzio. Fantastico. C’è solo un problema, l’appuntamento che io e la pulcina aspettiamo da tempo, inizia proprio stasera poco dopo le ventuno e non credo che riusciremo a rinunciare ai primi mitici venti minuti. Vabbene, lo giuro. Accenderemo solo la tivù piccola.

giovedì 29 marzo 2012

L'amore

L'amore non ha bandiere e colori
è un arcobaleno di frutti e di fiori
non guarda l'età, non considera gli anni
è un angelo in cielo pulito da inganni.
L'amore non segue una pelle, una razza
è gioiello brillante in becco di gazza
non prega una croce né un punto lontano
è in tuta, in cravatta ed in caffettano.
L'amore non guarda al mio sesso né al tuo
è musica dolce cantata da un duo
è uguale per tutti, per poveri e ricchi
ché il sole non può essere tagliato a spicchi.
L’amore non cerca la pancia o il cordone
ma vola più in alto di un aquilone
le mani si sfiorano ed accogli una vita
il resto non conta, è scritto a matita.

lunedì 19 marzo 2012

Le piccole cose

Voglio bearmi delle piccole cose, di quelle cose semplici e quasi insignificanti che fanno increspare le labbra in un mezzo sorriso, che svuotano la testa per poco, per un attimo, ma sufficiente per guardare bene dentro alle giornate ed accorgersi che sono questi piccoli tasselli leggeri che ci aiutano a voltare la pagina, girare l’angolo, respirare a fondo e guardare il bicchiere che improvvisamente diventa mezzo pieno. La pulcina che raccoglie i suoi capelli biondi in una treccia morbida che cade su una spalla, mi hanno detto che la coda è troppo antica, e parte sorridente verso la scuola per tornarne gioiosa delle ammirazioni ricevute. Pensa te come cambia il mondo tra l’avere una coda di cavallo o una treccia un po’ disfatta. Guardare la pioggia battente rimbalzare sui vetri e sulle pozzanghere mentre sorseggio il mio caffè di metà mattina. Comprare un paio di rami di pesco per l’allestimento dell’albero di Pasqua duemiladodici che tra pochi giorni rallegrerà il mio soggiorno e metterci una vita a scegliere l’uovo nuovo, fiocco di raso o fiocco di rafia, che ogni anno deve essercene uno nuovo, uno soltanto, non si scappa dalle tradizioni cara mia, esattamente come accade per le palline di Natale. Un budino al cioccolato in volata che non si raffredderà mai in tempo, piccola sorpresa per la pulcina al ritorno dalla sua riunione scout, e ripulire la pentola leccando il mestolo come i bambini. Una telefonata con mio padre che in ospedale in procinto di essere operato nemmeno ci pensa e mi decanta le lodi dell’uva che gli hanno dato per cena. O forse ci pensa ma non me lo dice. Voglio bearmi di questo e nient’altro, l’autobus preso in corsa e il libro che mi aspetta sul comodino. Osservare la pulcina che lega un fiocco ed un biglietto al collo di una bottiglia di Barbaresco da regalare al galletto perché oggi è la festa del papà. Già. Del suo, del mio. In bocca al lupo, babbo.

mercoledì 14 marzo 2012

Benvenuta primavera

Stamattina il mio albicocco mi ha accolta così. Sono rimasta incantata, la tazzina di caffè ferma a mezz’aria e la bocca aperta. Praticamente ha fatto tutto in una notte, gonfiando come palloncini le gemme rosa che fino a ieri erano chiusissime come i pugnetti dei neonati, e aprendone già qualcuna, minuscole nuvolette bianche e leggere. Ormai erano alcuni anni che i miei albicocchi saltavano lo spettacolo, prima a causa dell’età avanzata del mio vecchio amico, che alla fine non ce la faceva più neppure a fiorire, e poi per la gioventù del suo sostituto che a mala pena aveva fatto qualche fiore, giusto per cominciare ad allenarsi, come un bimbo alle prese con i primi gorgheggi. Adesso posso dire che il giovincello è decisamente cresciuto e dai timidi balbettii è passato dritto alle poesie. L’ho guardato meravigliata e stupita, anche un po’ orgogliosa, come una madre lo è sempre dei progressi della sua creatura, ed ho pensato che nonostante le corse che mi attendevano e le preoccupazioni che paiono non mancarmi mai, questa giornata non sarebbe potuta essere nient’altro che bella. Così ho spazzolato via le mie ansie insieme alle briciole della tovaglia, sono uscita in giardino in pigiama, ho allungato una mano ed ho sfiorato un petalo. Un lieve sussurro, grazie.

lunedì 5 marzo 2012

Di champagne e torte salate

Lo scorso agosto, durante la nostra visita da Philipponnat, storica maison di champagne nel minuscolo paesino di Mareuil-sur-Aÿ, nel cuore della famosa regione francese i cui vigneti producono da secoli quelle favolose bollicine dorate, mentre mi rilassavo al fresco dei loro saloni dopo essere stati a visitare il vigneto sotto il caldo sole estivo ed in attesa di iniziare quella che poi si è rivelata essere una tra le più belle degustazioni a cui io abbia mai partecipato, mi cadde l’occhio su un libro di ricette appoggiato su un tavolino, interamente dedicato a pietanze con le quali bere champagne. Una mi colpì in particolare, vuoi per la mia passione per la pasta sfoglia o per l’amore verso gli abbinamenti insoliti, e me la scrissi immediatamente ripromettendomi di sperimentarla non appena la stagione ci avrebbe fornito delle belle pere. Come ben sappiamo, per quanto mi riguarda tra il dire ed il fare c’è sempre di mezzo l'oceano più che il mare, ed infatti mi sono ridotta alla fine della stagione, ma ce l’ho fatta. La torta è ottima, l’abbinamento del salmone affumicato con la dolcezza delle pere è molto particolare ed inutile dire che si sposa perfettamente con le bollicine. Meglio ancora se fossero Réserve Rosée Philipponnat, delle quali da quel giorno sono perdutamente innamorata.

Torta di salmone e pere

Ingredienti:
pasta sfoglia fresca
200 gr. di salmone affumicato
2 pere abate piccole
burro
2 uova
panna fresca liquida
sale

Preparazione:
Sbucciare le pere e tagliarle a pezzettini. Metterle in una casseruola e cuocerle con un pezzetto di burro ed un po’ di acqua, fino a che l’acqua sarà tutta evaporata, e farle raffreddare. Nel frattempo stendere la sfoglia nella tortiera e disporci sopra il salmone tagliato a striscioline larghe circa 1 cm., incrociandole. Sbattere le uova, aggiungere mezzo bicchiere di panna liquida e salare poco (il salmone affumicato è già abbastanza saporito). Versare le pere sopra al salmone e ricoprire con le uova sbattute. Cuocere in forno caldo a 200° per circa 30 minuti. Servire tiepida o a temperatura ambiente.

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