venerdì 21 dicembre 2007

Via

Via dalle luci, dalla folla, da quei pochi auguri che ancora arrivano per posta. Via dalla ghirlanda appesa fuori dalla porta, dalle code al supermercato, dai troppi regali da recapitare. Via dalle cene di lavoro, dai mercatini di beneficenza, da Jingle Bells ad ogni angolo di strada. Via da un pranzo di Natale lucido e infiocchettato che apparirebbe falso come una banconota da sette euro. Via da cosa indossare, da cosa fare a Capodanno, dalla stella di Natale che ingiallisce dopo una settimana. Via da tutto e da tutti. Ancora un paio di giorni e anche quest’anno scapperemo via. Il tempo di avvisare l’arzillo vecchietto che anche stavolta dovrà passare un po’ prima, così gli alleggeriamo il lavoro della notte del venticinque; di assistere al presepe vivente degli scout, ché la picci son giorni e giorni che ripete orgogliosa la sua parte; di sedersi accanto all’albero e scartare con lei buste e pacchetti sgranocchiando torrone, mentre il resto del mondo ancora rincorre l’acquisto last minute. La nostra fuga dal Natale. Che ci porterà in un mondo bianco e muto fatto di tute da sci e berretti di lana, cene senza televisione né lavapiatti, libri e cori, vin brulé e fiaccolate. Un mondo semplice e puro, tutto per noi.

mercoledì 19 dicembre 2007

Filastrocca

Filastrocca di neve lucente e ghiacciata
ninnananna di notte buia e stellata
gli abeti risplendono di mille fiammelle
le calze nascondono le tue caramelle.
Gli sguardi si incrociano pieni di amore
sperando che nasca un mondo migliore
che arrivi in silenzio come il bambinello
e riesca a cambiare anche il nostro cervello.
La terra è macchiata da troppi dolori
disastri violenze e improvvisi bagliori
che l’oro e le stelle non posson coprire
ed io non riesco a guardarti dormire.
I volti dei bimbi mi danno speranza
girotondo di pace e infinita alleanza
abbracciami stretta in questo momento
ascoltiamo col cuore questo cupo lamento.

lunedì 17 dicembre 2007

Enchanted

Incantate, sì. Come il titolo del film e come noi due, sedute vicine nel buio della sala, sprofondate nelle poltroncine di velluto, le braccia intrecciate e strette, la tua mano nella mia, che vibra o si chiude a pugno a seconda delle immagini che scorrono sullo schermo. Ti guardo nel buio, sorridi estasiata e rapita da principi che sguainano spade a Times Square, buffi scoiattoli che per fortuna non spengono incendi e terribili streghe che propinano mele e magie. I tuoi occhi brillano come zaffiri, ridi, mi abbracci, grazie mamma, che bella sorpresa, ti amo tanto. Anche io tesoro e non sai quanto. E la sorpresa l’ho fatta anche a me, sai. Avevo voglia di un momento così, un po’ speciale, solo per noi due. Più sorelle che madre e figlia in questi momenti, per la verità, quando torno bambina come te e mi lascio trasportare dall’incantesimo che quel mago di nome Disney sa creare ancora così bene come quaranta anni fa. Il tempo e lo spazio si annullano, ci si bea del momento e di noi due. Usciamo nel buio di vento e piumino che sogniamo ancora e tratteniamo l’incanto dentro di noi. Grazie Walt. Grazie di cuore.

giovedì 13 dicembre 2007

La sciarpa

Le penne scorrevano veloci sulla carta. Quanti fogli. E quante firme. Le nostre, le loro, il notaio, il funzionario. Una mattinata volata via in un ufficio sobrio e formale, spettatori e interpreti al tempo stesso di atti e letture, ma non erano quelli degli Apostoli e neppure i Vangeli, anche se una preghiera dentro di me l’ho pure detta. Nel silenzio rotto dal frusciare dei fogli, dal fiume di parole astruse e da qualche battuta gettata lì tanto per cercare di ravvivare la scena, come quando si fa marameo ad un bimbo per strappargli un sorriso, stamattina ci siamo incatenati per altri trent’anni. Siate felici, ci hanno detto, ché una casa è sempre un assegno circolare. Oh, beh, certamente. Un bell’assegno circolare in mano alla banca per il prossimo terzo di secolo, ma sì, in effetti lo è sicuramente. Non so però come mai mi sia sentita così vulnerabile dopo, con un vago senso di timore e un’ansia infiltrante che si attorcigliava lentamente alla mia gola, come una sciarpa nuova da stringere intorno al collo in queste giornate invernali. Ripenso al nostro primo mutuo, stipulato in una ventosa giornata novembrina di diciassette anni fa. Quindici anni mi parevano un’enormità, ma la mia età, baldanzosa e spumeggiante, se ne infischiava bellamente e prendeva la vita così come veniva, senza pensarci troppo, con quella spavalderia venata d’incoscienza che si può avere solo a venticinque anni. Ce la faremo, pensavo. Ed in effetti, due anni fa abbiamo tagliato il traguardo. Non è stata una corsa facile ma neppure impossibile. Allora penso che ce la faremo anche stavolta, anche se quella gallinella coraggiosa e un po’ sbruffona non c’è più. Al suo posto c’è una vecchia gallina, che si fa mille pensieri, e poi ancora cento. Si affacciano tutti alla superficie, grigi e opachi come fuliggine, e nonostante la mia mano li ributti sotto poi pian piano tornano tutti a galleggiare nella mia mente. C’è poco da fare, stamani me ne sono resa conto pienamente, la spensieratezza è finita da un pezzo. Ha lasciato il posto alla maturità. O forse dovrei dire saggezza?

martedì 11 dicembre 2007

Bentornato

Eccolo qua. Anche quest’anno, nonostante mio marito che non ne voleva sapere di schiodarsi dal divano per rinvasarlo e il terriccio che è mancato all’ultimo momento, l’albero di Natale è arrivato a rallegrare casa mia. Come per ogni festa che si rispetti, l’abito nuovo è di rigore, così quest’anno il mio abete sfila sulla passerella del soggiorno con un nuovo look in bianco e rosso, un po’ country, un po’ tirolese, molto Merry Christmas. La picci in veste di aiutante si è dimostrata, per la prima volta in otto anni, degna di questo nome, reggendo i fili di lucciole, attaccando palline, sistemando gancetti, sciogliendo vecchi nodi e districando il filo di perle. Praticamente tutto il contrario degli anni precedenti, quando doveva essere tenuta alla larga da fiocchi e cristalli. Insomma, si cresce. Così, dopo un paio d’ore tra scatoloni polverosi, aghi verdi sparsi dappertutto, Bing Crosby a tutto volume e un ragno grassottello che avendo vista invasa la sua privacy da decine di lucine sperava di traslocare tra i cuscini del divano, l’albero duemilasette è arrivato. E’ sempre una gioia, un palpito del cuore, immutato ed eterno. Tra qualche giorno cominceranno a piovergli sotto pacchetti di ogni foggia e colore, da scuotere, scrutare, prevedere, indovinare. Secondo me è un maglione, penso che sia il libro che volevo, è sicuramente del vino. Chissà. In ogni caso, sarà ancora più bello.

lunedì 10 dicembre 2007

Sempre più simpatici

Come dicevo la scorsa estate, brutti erano e ahimè lo rimangono, anche in questa nuova versione invernale, calda e coccolosa, morbidi come una pecorella di peluche. Però sono sempre più simpatici, allegri, perfino un po’ irriverenti nella loro coloratissima sfrontatezza. Ammaliatori, ecco. E come spesso accade con quei tipi che belli non sono ma che basta ti guardino per farti sciogliere come neve al sole, mi accorgo di essermene invaghita, forse poco a poco, quasi senza accorgermene. Del resto, farei felici i miei piedi perennemente ibernati e gli angoli della mia bocca si impennerebbero in un gran sorriso, ché queste calzature, si sa, son portatrici sane di buonumore. E forse con un bel rosa, o magari viola che quest’anno fa tanto fashion, farcito da un soffice e avvolgente pelo bianco, i miei piedi ballerebbero fino a mezzanotte ed oltre. Cosa che, per una che non è certo Cenerentola, è tutto dire. E se li chiedessi a Babbo Natale?

giovedì 6 dicembre 2007

Strudel di pere

Qualche sera fa mi è venuta voglia di montagna. Della mia montagna. Quando l’aria fredda del mattino odora di neve che scricchiola sotto i piedi e tutt’intorno. Quando un rifugio caldo mi accoglie con chiacchiere, tè caldo e profumo di legno. Quando al crepuscolo guardo in su e intravedo quel nero merletto di Dio che si staglia contro il cielo viola e resto ammutolita. Atmosfera mica facile da ricreare in città. Ma mentre assaggiavo questo strudel tiepido ho chiuso gli occhi e, per un attimo, sono stata lassù. Sull’Alpe.

Ingredienti:
2 pere Williams grosse e mature
250 gr. pasta sfoglia
60 gr. biscotti savoiardi
zucchero semolato
uvetta sultanina
pinoli
scorzette di arancio candite
cannella in polvere
zucchero a velo

Preparazione:

Sbucciare le pere, tagliarle in quarti e affettarle. Stendere un rettangolo di pasta sfoglia di circa 30 centimetri per 25 e coprirlo con i savoiardi sbriciolati. Allargare sopra le pere a fettine, una manciata di uvetta, i pinoli e un passata di zucchero. Insaporire con le scorzette di arancio e la cannella in polvere. Arrotolare la pasta sfoglia chiudendo all’interno tutti gli ingredienti e rimboccando le due estremità. Fare due-tre taglietti sulla parte superiore e adagiare lo strudel su una placca da forno rivestita di carta da forno. Cuocere in forno caldo a 200° per 30-35 minuti. A cottura ultimata lasciar intiepidire e cospargere con zucchero a velo. Tagliare lo strudel a fette spesse accompagnando con panna montata.

lunedì 3 dicembre 2007

Carpe diem

La picci è invitata a teatro domenica pomeriggio. Bella cosa i picci che non son più tanto picci e che iniziano ad avere una loro vita, penso pregustando le ore vuote da riempire con una bella sessione di nullafacenza. Poi mi rabbuio pensando che tra qualche anno forse non la penserò più così, ma per adesso scelgo di accogliere con gioia l’inaspettato tempo a disposizione. Mi immagino già un pomeriggio di divanite acuta in compagnia di tè bollente e dvd quando realizzo che siamo entrati nel mese di Babbo Natale e che forse sarebbe il caso di rendere più fruttuose queste ore di vuoto figliesco capitate così all'improvviso. Che ne dici di andare a comprare i regali per la picci? chiedo al Galletto con sorriso Durban's ed estrema nonchalance. Mio marito non abbocca e mi guarda con orrore. In effetti, andare a fare shopping natalizio durante le domeniche dicembrine è un suicidio, di massa ovviamente. Come dargli torto. Però è forse l'unica occasione che abbiamo per acquistare un po' di cose al riparo dagli occhietti vispi e dalle lunghe antenne della pulcina, che negli ultimi tempi sta diventando più scaltra di una faina. Così, carpe diem, si parte per una full immersion pomeridiana tra negozi e ipermercati. Praticamente, un delirio. Code di auto rivolte tutte verso il medesimo parcheggio, gente che esce con i carrelli stracolmi neanche fosse stata annunciata la terza guerra mondiale, io che non appena varco le porte automatiche mi dimentico immediatamente cosa sto cercando e vengo travolta da centinaia di stimolazioni sensorie, vetrine colorate, canzoncine, pannelli luminosi, offerte speciali e allegre signorine travestite da pirati dei Carabi. Mio marito che cerca disperato di richiamarmi all’ordine e punta dritto allo scaffale che ci interessa con la determinazione di un serial killer. Sorpresa! Il giochino che cercavamo è esaurito e non si sa se ritorna prima di Natale. Esaurito? Beh, pare che l’aggeggio infernale sia uno tra i più gettonati nelle letterine al simpatico vecchietto sulla slitta ed evidentemente c’è chi ha giocato d’anticipo. Passato l’attacco di panico, inizia la caccia al tesoro e nella tragicomicità del momento mi scappa quasi da ridere a vederci così trafelati e affannati saltare da un negozio all’altro. Sembriamo Fantozzi e la Pina. Poi, nonostante non ci si trovi sulla 34esima strada, il miracolo avviene ugualmente e troviamo l'oggetto dei nostri desideri. Sguardi d’intesa, sorrisi estasiati. Quando la commessa mi dà la busta l’afferro come fosse il premio Oscar e mi vien voglia di abbracciarla. Missione compiuta. Torniamo a casa, nascondiamo ben bene il malloppo e ci stravacchiamo sfiniti sul divano, giusto cinque minuti prima che arrivi la pulcina. Che avete fatto di bello mentre ero al teatro? Mah, niente di particolare, un po’ di relax. Perché il mestiere di genitori è fatto anche di questi meravigliosi momenti di relax.

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