giovedì 1 aprile 2010
L'arte del ritaglio
Nonostante che il ritmo continui ad essere serratissimo ho deciso di non soccombere, di puntare i piedi a terra e frenare la corsa, come faceva la mia cagnolina quando arrivavamo nelle vicinanze dello studio del veterinario e improvvisamente le sue zampe si incollavano al marciapiede e non c’era verso di smuoverla, potevi tirare il guinzaglio quanto volevi, magari la strangolavi ma lei restava lì. Ormai sono in gara e non posso ritirarmi, è vero, ma posso sempre rallentare il passo, la maratona la vincerà qualcun altro, chemmifregammé delle medaglie. Ho deciso di condividere il motto di De Coubertin e partecipare soltanto. Forse più facile a dirsi che a farsi, visto che la mia emotività non si comanda propriamente a bacchetta, ma ho deciso perlomeno di provarci. Pensando alla sottoscritta, in primis, che troppo spesso mi dimentico di esistere. Ecco quindi comparire all’orizzonte le forbici della nonna, quelle da ricamo, con i ghirigori impressi nell’impugnatura di metallo un po’ scurito dal tempo, o quelle del nuovo millennio, da stamping e scrapbooking, che le moderne attività manuali mica possono avere un banalissimo nome italiano cari miei, colorate e modaiole, che tagliano in mille modi, a zig zag, a onde, persino ad arabeschi e cuoricini, oppure quelle lucide ed efficienti delle sarte, lama lunga e zac!, capaci di trasformare uno scampolo in un tailleurino Chanel in un nanosecondo. Ogni tipo di forbice è bene accetto, l’importante è riuscire ad usarle bene, con perizia. L’arte del ritaglio è roba seria. Si deve decidere di imporsi una sosta, una fermata, un pit stop obbligatorio e poi giù veloci di lama. Ritagliandosi una lunga telefonata con un’amica lontana, come stasera con la mia amica della montagna, che quando va bene la incontro una volta all’anno ma tutte le volte che la sento è come se ci fossimo viste cinque minuti prima. Quando ho messo giù, il display del telefono segnava quarantanove minuti, che soddisfazione. Ritagliandosi pure una bella seduta dal parrucchiere, che le doppie punte stavano diventando triple e forse anche quadruple e sembrava che avessi in testa un mocio Vileda, abbandonandosi a mèches, messa in piega, giornalini di gossip e frivolissime chiacchiere. Ritagliandosi cinque banalissimi minuti durante i nove di cottura della pasta per leggere l’ultimo Fragola News appena giunto in casa direttamente dall’Esselunga, che con la copertina strabordante di uova evidentemente esercitava un fascino particolare sulla sottoscritta, non a caso direi. Cose semplici, piccoli momenti, attimi preziosi. Da ritagliare con cura come un articolo di giornale da conservare nel tempo. Non per gli altri, ma solo ed esclusivamente per se stessi.
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4 commenti:
OOOOVVVVIIIIAAAAA!!!!! Cioè, non "ovvia" nel senso di banale, scontata, ma un bel fiorentinissimo OVVIA! nel senso l'era l'ora!
Ottima Pasqua sforbiciata o meno, basta che sia serena!
i capelli ringraziano. il cuore pure. io mi sono segnata l'elenco delle cose da tagliare. ho iniziato anche io con i capelli martedì. mi manca ancora la telefonata lunga. mi sa che oggi prendo spunto. dai che c'è il sole.
oh! sono felice di leggere questo post. veramente.
e quindi ti auguro una dolce Pasqua. grazie di cuore anche per gli auguri che mi hai fatto sul mio blog.
un grande abbraccio, paola
Alla fine piano piano le cose migliorano :-)
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