giovedì 26 marzo 2009

Vergogna

Grazie Roberto. Sono stata ad ascoltare le tue parole, ipnotizzata, muta, sconvolta. Parole che avevo già sentito, letto, ascoltato, ma che non suonano mai come ripetizioni, purtroppo. E mentre dentro sentivo montare l'amarezza, la tristezza e l'orrore, si è affacciata un'emozione che le ha travalicate tutte: la vergogna. Vergogna di essere italiana, se questo è il mio Paese. Vergogna di non aver ancora letto il tuo libro, per paura di soffrire troppo, credo. E se il secondo motivo di vergogna è di facile risoluzione, che una sosta in libreria a questo punto la considero doverosa, obbligatoria, il primo motivo purtroppo non lo sarà. E' una condanna a vita.

6 commenti:

Giovanna ha detto...

hai messo nero su bianco tutti i pensieri sconnessi che mi erano venuti ieri sera... dobbiamo proprio leggerlo il suo libro

miciapallina ha detto...

Il libro l'ho letto.... e in quella realtà un poco ci ho vissuto, quando insegnavo.
E' tutto vero, tanto che fa male il cervello quando ci si pensa, che il cervello fa così tanto male che ti vien voglia di cambiare canale, di fare altro...
Ma i pensieri sono come pietre quando poi diventano parole e possono costruire o distruggere.
Speriamo di riuscire a costruire qualcosa di diverso distruggendo il vecchio... anche se il cervello fa male.
Ti voglio bene Gallina

Anonimo ha detto...

la stessa identica sensazione che ho provato io.
vergogna

poi a sentire quei ragazzi giovani intervistati
paura

perché sono il futuro
sempre uguale al passato

secondo me dobbiamo scriverne tutti, tutti dire che siamo con lui che non abbandoniamo chi ha coraggio perché questo coraggio diventi un'epidemia.

Anonimo ha detto...

Ogni volta che lo vedo mi sembra sempre così straordinario Saviano, che ha scritto un libro importantissimo non solo perché dimostra il coraggio della verità nero su bianco con tanto di nomi e cognomi ma perché davvero, dopo questo libro, non si potrà più fare finta di non sapere o di non avere visto... Ora si dovrà scegliere da che parte stare - di qua o di là - e basta, senza più scuse o possibili ambiguità. Uno spartiacque, questo mi sembra Gomorra, e in questo vedo un valore che va oltre ogni altra cosa. Poi sento quelle interviste a quella stessa gente che dovrebbe acclamare Saviano per il suo tentativo di liberarli da quella schiavitù e invece loro lo chiamano infame... e penso "chi te lo fa fare..? vai via... sparisci... riprenditi la tua vita e il tuo tempo libero e lascia perdere... che poi quando è passato è passato e non ritorna più... ti meriti di vivere così solo per aver cercato di fare una cosa buona?" Che tristezza. Eppure so che non se ne andrà. La luce che ha negli occhi lo dice chiaramente. E allora spero che alla fine abbia ragione lui, e che tutto questo lottare contro i mulini a vento a qualcosa servirà. Ci voglio credere. O tutto il suo lavoro sarà stato inutile.
Un saluto alla Gallina.
PS saluti e auguri a Miciapallina - ma tu sei proprio quella di Cooker! non ci posso credere! mi piacciono moltissimo le tue ricette, sei bravissima...ciao ;o)

Maurice ha detto...

Neanch'io l'ho letto, ma non lo leggerò. Sto già troppo male per quello che succede fuori della Campania per rischiare di andare in depressione.
Dammi una buona lettura per essere fiero di essere italiano e continuare a sperare. Ho detto una buona lettura, non la raccolta di barzellette di SB.

Cassandra ha detto...

Ho visto la treasmissione in streaming solo due giorni fa (sul sito Rai, se qualcuno vuole rivederla).
Sto pensando a questo ragazzo, alle scelte consapevoli e a quelle suo malgrado.
E mi meraviglia una cosa: Saviano in Gomorra riporta, spiegandole da bravo scrittore quale è, gli esiti delle sentenze.
E per questo è condannato dai cattivi. Incredibile.
Non voglio svilire l'atto, che è eroico a tutti gli effetti (non si vive così, soprattutto a nemmeno 30 anni), ma non posso fare a meno di sottolineare che una verità pubblica per definizione si considera a priori segreta ai più, inarrivabile.
È questa, la solitudine che lo rende un segregato: il silenzio.

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