lunedì 27 dicembre 2010

I giorni a cavallo

Quelli tra Natale e Capodanno li ho sempre considerati quei giorni un po’ strani, non di festa ma quasi, con i bambini in vacanza e le strade senza traffico, che rendono comunque più rilassati anche quelli che continuano ad andare al lavoro. Sono i giorni dei regali da cambiare, dei veglioni da progettare, dei compiti per le vacanze da fare senza voglia alcuna e di manciate di ore strane e vuote da riempire un po’ a piacimento, anche di nulla, che per lo stress e le corse da gran premio bastano le rimanenti cinquantuno settimane dell’anno. Anche andare al lavoro stamani è stato quasi un piacere, nessuno in giro e il cielo azzurro sopra, sapere che il telefono non avrebbe squillato praticamente mai e che sarebbe stato uno di quei giorni fatti anche di chiacchiere e risate tra colleghi, tu che hai fatto, cos’hai ricevuto, qual’era il menu, anche se nella fattispecie il mio racconto è stato senza dubbio il meno avvincente, visto che narrava di una vigilia farcita di influenza che ci ha buttati giù uno dopo l’altro in un triste effetto domino accompagnato da starnuti a raffica e raucedine da primato. Ma anche se un po’ ammalazzati, ci siamo goduti ugualmente il nostro piccolo, semplice Natale. Fatto di pacchetti da incartare con la massima cura alle due del mattino ben sapendo che dopo poche ore la nostra opera d’arte sarebbe stata appallottolata e gettata al riciclo, di una torta alla ricotta fatta interamente dalla pulcina, limitandomi a dar qualche direttiva da lontano, e chiedendomi poi se un risultato così perfetto fosse da attribuire alle mani d’oro dell’autrice della ricetta, a quelle della figlia pasticcera o di entrambe le cose, delle piccole scintille di gioia che brillano nello sguardo di chi apre il regalo che sognava e che non si aspettava. Così in questi giorni non di festa ma quasi, un po’ a cavallo, per così dire, ci si crogiola tra una festa appena passata ed un’altra che sta per venire, e tutto sembra fermo, cristallizzato, in attesa. A un certo punto però dovrò smettere di stare con le mani in mano e fare. Né tirare la sfoglia per i tortellini del cenone. Né indossare l’abito di lamé per il veglione. Né fare in coro il conto alla rovescia della mezzanotte, cosa che tra l’altro non mi piace proprio. Ne farò un’altra di cose che non amo, ma mi rassegnerò volentieri.

3 commenti:

Alessandra ha detto...

Parti?

viola ha detto...

Anche per me queste giornate le vivrei così, mollemente...Ma devo lavorare. Solo i sabato e domenica a casa.Amen

Alessandra1966 ha detto...

Bel blog. Tornerò a troarti. Saluti da una Gallina conterranea trapiantata in terra sabauda.

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