giovedì 7 ottobre 2010

Quando non esiste un perché

Non so se scrivere o lasciare dentro queste parole. Ma è da stamattina che ascolto e rabbrividisco, le parole si formano nella mia mente incredula e addolorata e non posso trattenerle oltre. Anche se lo scriverle forse le fa sembrare un po’ più vere. Sì, il nero su bianco fa sempre un po’ impressione, ma purtroppo quanto succede in questo mondo cattivo non si cancella nascondendo delle parole in una bocca chiusa. Sono parole frammiste a pensieri, a sensazioni, a tanto dolore e ad una fila interminabile di perché, che restano crudi e senza risposta. Dei tristi e inutili perché, lasciati lì alla polvere e al tempo. Passeranno le stagioni, gli anni, voli di mongolfiere e temporali, crisi di governo e raffreddori, ma quei perché resteranno immutati e identici, senza risposta, sempre, perché risposta non c’è. Non c’è un perché alla cattiveria dell’uomo, a queste atrocità che lasciano senza fiato, ai sorrisi di bambini spenti per sempre senza un briciolo di umanità, con la stessa noncuranza di un mozzicone spento sul marciapiede col tacco di una scarpa. Forse il male non ha mai misura, ma non riesco a non inorridire un po’ di più quando si tratta di piccole vittime innocenti, preda della crudeltà e della follia di coloro che invece dovrebbero proteggerli. Mi chiedo dove siano gli altri, quelli che vivono intorno a questi bambini, come fanno a non vedere niente, a non capire, a non rendersi conto del lupo in agguato. Anche io non mi accorgerei di niente? Mi chiedo questo, incessantemente. E mi chiedo cosa faccia di me una madre migliore o peggiore di quella che adesso sta piangendo la morte di sua figlia.

5 commenti:

Isabel ha detto...

Questa è una faccenda veramente che lascia un'amarezza, una tristezza infinite

Anonimo ha detto...

La speranza è sempre che le cose succedano solo agli altri, ai diversi, perchè loro non hanno gli strumenti che abbiamo noi per capire, per proteggere, per elaborare.
Loro non hanno fatto i sacrifici che stiamo facendo noi, erano assenti, ma si capisce dalla faccia, sono ignoranti, la cultura del paese non è quella della città....
Però questo non serve nemmeno a tacitare quel toc toc interno che senti e la vera paura è che se capitasse a me io non avrei minimamente la capacità per sopravvivere e impazzirei sul posto!
Una mamma ha cercato di fare il possibile per la sua cucciola e non è stato sufficiente...non c'è consolazione!
Un abbraccio dalla tua amica virtuale

Knitaly ha detto...

Pease o città non cambia nulla.
Non c'è spiegazione che tenga, difesa culturale che valga, attenzione che basti a proteggerci dal male assoluto.
Perchè di questo si tratta.

Francesca Palmas ha detto...

....sono senza parole...è una cosa atroce e non riesco a dire altro...

Moky in AZ ha detto...

Non ci credo che NESSUNO sospettava niente... Credo di piu' che chi immaginava, abbia preferito tacere per il quieto vivere, o per altre ragioni codarde.
Non riesco nemmeno ad immaginare cosa sti passando dentro al cuore della mamma...

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