lunedì 30 agosto 2010

Tanto per gradire

Agosto non è ancora finito, la città sonnolenta, le strade semivuote. Stamani c’era chi parlava del ritmo rilassato di questi giorni. Io li ho guardati storti. Per quanto mi riguarda, qui di rilassato non c’è nemmeno il gatto dei vicini, che stanotte miagolava come un forsennato e dalla zuffa che ne è scaturita mi è sembrato che ne abbia anche buscate. Qui siamo già in rampa di lancio che nemmeno a Cape Canaveral. La massa di post-it e biglietti assortiti che ornano la cappa della mia cucina proclamando a gran voce tutta la lista delle mie incombenze aumenta a vista d’occhio, la difficoltà a questo punto sta nel capire quale sia quello più urgente, che tutti sono sottolineati, scritti in rosso e ornati di punti esclamativi assortiti. Un assurdo mosaico giallo di telefonate da fare, documentazioni da richiedere, fax da inviare, preventivi da sollecitare, ausili per handicap da ritirare, altri da riconsegnare. Mi guardo indietro e mi rendo conto di quanto tempo sia già passato da quando ho dovuto affrontare tutto quello che mi stava capitando, con gli alti e i bassi che ho attraversato. Non è stato facile arrivare fin qui e non lo sarà neppure procedere nei mesi a venire, tanto ancora deve succedere, e non ultima la casa che mi ha visto nascere che dovrò smontare pezzo per pezzo come un puzzle e poi chiudere a chiave per sempre. Rabbrividisco al pensiero di quello che significherà aprire ogni cassetto, sportello, anta di armadio e dovermici tuffare di testa senza fare una piega. Sbagliato, di pieghe ne farò più d’una, anche questo lo so già, ma cercherò di trattenere il fiato come un pescatore di perle, spingendomi in apnea il più velocemente possibile, fino ad arrivare a toccare il fondo e poi, in un lampo, tornare su. Mentre cerco di fare piani di sopravvivenza e tattiche militari per diluire un po’ questa matassa, mi consolo con l’ordinazione dei testi per la scuola media, e fai che siano ottimi perché dopo aver pagato trecentoventiquattro euro di libri per la prima è bene che lo siano davvero, soprattutto per il futuro stato di salute della preside e dei professori, visto che la mia di salute mentale è un po’ traballante ultimamente e mi sento, come dire, piuttosto portata all’incazzatura in questo periodo, tanto per usare un francesismo dato che recentemente ho rinfrescato la lingua. E poi una novità, che sennò sarebbe stato troppo semplice trascorrere questa fine estate cittadina. La pulcina si è riempita di enormi pomfi pruriginosi, gli occhi rossi e gonfi, le occhiaie viola. Praticamente un incrocio tra la Pimpa e un vampiro di Twilight. Malattie esantematiche subito scartate, abbiamo già dato. Trattasi di orticaria. Allergia. A cosa nessuno ancora lo sa, le prime prove cutanee la attendono la prossima settimana, poi quelle più approfondite in ottobre. Nel frattempo la dieta più triste del mondo e tanta pazienza. E la mia preoccupazione, of course. Ma perlomeno mi sono distratta davvero da quella ragnatela gialla appiccicata in cucina.

3 commenti:

DaniVerdeSalvia ha detto...

Non ci sono parole per dirti quanto ti compiango per il lavoro che dovrai affrontare. Sarà un viaggio all'origine del dolore. Io, questo mese, per aver chiuso la casa di mia sorella (non la mia, dove al massimo sono andata per qualche cena, niente che coinvolga la mia storia personale) mi son ridotta in condizioni tali che qui non posso nè voglio dirti.
Però chi ne capisce mi ha detto che dovevo farlo, ed è stato giusto farlo da sola, affondarci fino a perdercisi.
Vedrai, sarà dolorosissimo ma per molti versi risolutivo.
E l'importante è che il dolore non sia fine a se stesso, no?
Un abbraccio a te ed auguri alla Pulci.
Sister
(ammappate, 3oo e rotti? Noi lo scorso anno moooolto meno! Ma non c'è un tetto stabilito da ministero sotto il quale i docenti devono obbligatoriamente stare?)

PaolaFrancy ha detto...

hai riconosciuto anche tu tutto quello che sei stata in grado di fare fino ad oggi. mamma, quanto.
e l' aprire i cassetti di quella casa sarà un' altra cima scalata.
non ti sentirai invincibile come chi arriva davvero a piantare una bandierina a 8000 metri, ma avrai comunque finito un' altra scalata.
cavoli, poi dovrà pur esserci una discesa!

e poi, è vero, sarà dura. soffrirai. ma magari riuscirai anche a ridere di qualcosa. perchè sono sicura che quella casa, comunque sia il vostro presente, sarà piena di cose belle.
che rimarranno belle per sempre. assolutamente.

un abbraccio alla pulci.
paola

silvia ha detto...

cavolo. lo devo fare. lo devo fare anche io. presto. babbo ha raggiunto la sua metà del cielo settimana scorsa e ora devo. in questi ultimi sette anni ho salutato tutta la mia famiglia natale. adesso devo dire addio alla casa. all'orto. ma soprattutto devo fare scatoloni di cose. cose. cose. ti darei volentieri una mano con i libri e anche con le incazzature con i prof.

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