
Caspita, era davvero dappertutto. Sui cartelloni pubblicitari lungo le strade, negli spot televisivi, nelle vetrine dei negozi, nei reparti appositamente allestiti dei grandi magazzini. Persino l’editoriale di
Madame, il magazine femminile di Le Figaro che ho trovato nella nostra camera d’albergo, gli dedicava una pagina intera. Era la crisi internazionale? l’uragano Irene? il pancione di Carlà? No, niente di così soft. Lo spauracchio dei nostri cugini d’oltralpe si chiama
rentrée. Nientepopodimenoché il rientro, il ritorno, e non solo quello relativo ai banchi di scuola, ma anche e soprattutto il rientro nei ranghi, al lavoro, alla routine quotidiana dopo le vacanze estive. E giù con tutta una serie di consigli su come affrontare al meglio questo terribile evento, con programmi, sconti, offerte speciali e dritte in quantità. Wow, ho pensato, al confronto il mio lieve filo d’ansia al pensiero di tutte le tesserine del puzzle da rimettere al loro posto da ora alla metà di settembre diventa un gioco da ragazzi. Del resto, se un intero paese ne fa un argomento di importanza nazionale, cosa vuoi che sia se anch’io mi sento un po’ fremere al pensiero? Al massimo mi sentirò un po’ francese, che male certo non fa. Anzi, magari ci sentissimo tutti un po’ francesi, ne guadagneremmo di sicuro, se non altro in termini di pulizia e di senso civico, a partire dalle aree di sosta delle autostrade, così verdi, perfette ed equipaggiate che se ripenso alla nostra merenda nel parco della reggia di Caserta mi viene da piangere. Lo so, lo so, sono polemica, quando torno dall’estero è sempre così, ho il dente avvelenato con questo nostro paese sdrucito e raffazzonato ed inevitabilmente sono io ad essere colpita dalla sindrome del rientro, un altro genere di rientro però. L’occhio mi cade inesorabilmente sulle scritte sui muri, le cartacce in terra, i bagni pubblici vergognosi o inesistenti, i prezzi esosi dei nostri ristoranti e tutto il resto, perché l’elenco potrebbe essere infinito. Vabbè, meglio smettere di far confronti, tra qualche giorno mi sarà passata, lo sguardo purtroppo si sarà riabituato, non si soffermerà più di tanto sulle aiuole incolte e le macchine parcheggiate in terza fila ed io mi farò meno del male.