martedì 23 marzo 2010

Come si fa

Non è facile. Non è facile per niente. Fare la figlia in questi casi è un mestiere durissimo. Come si fa a trovare la forza di decidere il futuro di entrambi i tuoi genitori, andare a visitare strutture, soppesare rette e contributi, valutare distanze e servizi e trarre una conclusione che non ti ferisca comunque, che non ti lasci annientata e stesa a terra come un tappeto, con questa sensazione di cuore pietrificato che non so come mandare via da questo petto ansante. Come si fa a decidere il luogo dove tuo padre e tua madre trascorreranno la loro vita da ora in poi, per quel poco o tanto che sarà, dove apriranno gli occhi alla mattina e li chiuderanno alla sera, senza che nel frattempo le ruote delle loro carrozzine abbiano percorso neppure pochi metri. Come si fa a restare razionali e a non sentirsi soffocare dalle lacrime che si accatastano tra occhi e gola e che mi fanno guardare il cielo, stringere i pugni e chiedere perché. Come si fa a smettere di ricordare, che in questi giorni non fanno altro che presentarsi davanti ai miei occhi migliaia di ricordi della mia infanzia, brevissimi spezzoni di film in bianco e nero, di come erano loro prima che accadesse tutto, di come ero io, di come eravamo insieme. Come si fa a sperare che questa nuova vita sia per loro davvero vita e non una brutta imitazione o solo un pallido ricordo, che riescano ancora a sorridere, ad inebriarsi di un cielo azzurro o godere di un semplice caffè. Nonostante mi ripeta in continuazione che questo purtroppo è il sentiero che tutti quanti percorriamo e che le salita non è facile per nessuno, non riesco a smettere di chiedermi come si fa, come accidenti si fa.

11 commenti:

mominthecity ha detto...

come si fa non lo so, è difficile credo passare da figli accuditi a figli accudenti, non sembra naturale...
Ti auguro di riuscire a fare la scelta giusta per te e per loro e che il tuo cuore sia un po' meno pesante e oppresso

Anonimo ha detto...

..So come si sta. Qualunque cosa tu decida è una pietra sul cuore...ma non si può fare diversamente. In bocca al lupo.
Elena

Knitaly ha detto...

Ti abbraccio con tutto il cuore e ti capisco.

thecatisonthetable ha detto...

Ti capisco. Ci sono poassata anche io.

Ho dovuto decidere per i miei nonni, perchè mio padre non voleva farlo. E nel proseguio ho dovuto farlo perchè lui non era in grado di farlo. E poi ho dovuto farlo anche per mio padre, da sola, perchè non mia madre non ci sarebbe riuscita.

Ti chiedi perchè. Ti chiedi come. Ma la forza, anche se non ci credi, la trovi.

Perchè in fondo, e lo sai perfettamente, è per il loro bene.

Ti abbraccio.

DaniVerdeSalvia ha detto...

Si pensa a come sarebbe l'alternativa, e si fa.
La maledizione della cacciata dal Paradiso non riguardava parti, dolore, sudore o lavoro, era : "Invecchierete".
Cerchiamo di ricordarlo quando e se al posto nostro ci saranno i nostri figli.

passionemaglia ha detto...

Cara,
ci sono passata da poco più di un anno con mia mamma e so cosa stai provando.
Per 10 anni io, mio marito e le mie figlie l'abbiamo accudita in casa, prima da soli poi con la badante.
Ma alla fine siamo stati costretti a prendere la decisione.
Non sto a raccontarti il travaglio, lòa sofferenza e tutto quanto perchè so che li conosci bene.
Ma ora, che è in una buona struttura (anche se ormai non mi riconosce quasi mai) e il tempo ha comicniato a cicatrizzare le ferite, posso dirti che passerà e tu, il galletto e la pulcina recupererete una vostra unione ed identità di famiglia che in questo momento vi sembra smarrita, siflacciata e in voi ci sarà la forza per uscirne, voi tre siete la miglior medicina che esista. Coraggio. Un abbaccio forte
Monica

PaolaFrancy ha detto...

Ho perso mio padre quando avevo 20 anni. L' ho visto consumarsi nei suoi ultimi due anni di vita.
Visto che quando sono nata aveva già 47 anni, ora ne avrebbe 80.
Chissà come sarebbe stato ... magari anche io avrei dovuto spingerlo su una carrozzina. Però sarebbe stato qua.Egoisticamente, vorrei poterlo spingere su una carrozzina piuttosto che saperlo su una nuvola. Ma ogni esperienza va vissuta per sapere realmente cosa significhi viverla.

Stringi fortissimo i ricordi che hai di come erano prima. Non lasciarli andare, prendi un diario e descrivili. Perchè ricordarseli solo come sono adesso è terribile. A me è successo così, io non ho ricordato mio padre sano per anni.
Ora invece lo ricordo con me da bambina. E sono felice di essermi dimenticata com' era da malato.
Lo so, i tuoi genitori sono lì, non puoi non vedere come sono adesso. Ma affianca loro i ricordi che hai.

E, se posso permettermi, non importa dove andranno a stare. L' importante è non lasciarli soli e dare loro tanto amore. E' banale, ma è quello che credo sia giusto.

Un abbraccio sincero,
Paola

Heidi ha detto...

Carissima, la situazione dei tuoi genitori mi ricorda tanto quella di mio nonno. Anche la sua vecchiaia è stata diffile e a tratti molto buia a causa del fisico provato, dei ricordi lontani,della solitudine interiore, dei funerali degli amici,del cibo insapore e via dicendo. Nonostante tutto amava anche la vecchiaia, viveva la sua condizione come il risultato di una vita intensa fatta di sacrifici ma anche di tante soddisfazioni. Quando stava bene,diceva sempre una frase bellissima che nel tempo mi ha dato modo di capire tante cose:
"L'alternativa alla vecchiaia è morire giovani".
Quando pronunciava queste parole capivamo che nonostante tutto, ciò che stava vivendo era il corso naturale della vita e che mai avrebbe voluto rinunciarvi o non aver vissuto per non soffrire da vecchio.
Non puoi e non devi farti delle colpe che non hai, non hai scelto tu questa vecchiaia per i tuoi genitori, è successo, è la vita.
Vedrai che troverai la giusta soluzione e loro non ne risentiranno più di quanto sia lecito e normale.
Ti abbraccio
Simona

Gallinavecchia ha detto...

@ tutte voi
Grazie, grazie infinite, dal profondo del mio cuore. Se potessi vi abbraccerei tutte, una per una o tutte insieme, che magari sarebbe anche più bello. Grazie per esserci, per le vostre parole, sempre così importanti per me.
Un bacio.

silvia ha detto...

ho perso mia sorella sei anni fa. la mia mamma ha retto fino alla fine poi in due anni si è spenta come una candela e il mio babbo ha staccato la testa nell'attimo in cui lei se ne andata. ho sbagliato tanto io. che ascoltavo il mio dolore e non mi accorgevo che loro non riuscivano a nutrirsi, che non sapevano più vestirsi. non siamo pronte mai a fare da madre e padre ai nostri. che vorremmo essere sempre bambine per loro e grandi mai. io ho scelto di trovare un badante, perchè le strutture italiane non sono pronte ad accogliere i malati di alzhaimer. ma tu devi guardare la loro patologia e muoverti per il loro bene. in bocca al lupo e un abbraccio. silvia

Anonimo ha detto...

Quello che a me sconvolgeva ogni volta era il guardare i loro occhi: lo facevo timidamente, sperando di non trovarvi l'angoscia e l'impotenza di fronte alla vita!Avrei dato tutto pur di poter cambiare il corso delle cose che a volte diventa crudele e spietato, l'impotenza è la "sensazione" più aberrante che si possa provare...eppure ci dicono che è così la vita! E di fronte a tanta impotenza ho solo sperato di ricordamene quando sarò anziana io(sperando di arrivarci!),per evitare almeno questo al mio piccolo!
Ora che porto loro i fiori...li guardo triste ma felice, nella speranza di aver fatto tutto ma proprio tutto quello che potevo per loro, mettendo da parte ogni egoismo e necessità mie e della mia famiglia
Ti mando un abbraccio forte...con le lacrime agli occhi e il cuore tanto gonfio di tristezza, la tua e la mia! Lucy

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