giovedì 28 giugno 2007

Odor di libreria


Tra gli odori che preferisco, quelli che mi evocano sensazioni e ricordi piacevoli, come un granello di zucchero sulla lingua, quello della libreria è sicuramente ai primi posti. Quel misto di odore di carta e di profumo di inchiostro, che alla prima annusata già lo sguardo vaga tra gli scaffali inebriandosi di tutti quei volumi, diversi e coloratissimi, grandi e piccoli, lucidi e intonsi. Subito dopo intervengono le mani, che sfiorano, prendono, aprono, sfogliano, mentre gli occhi rubano parole e frasi a più non posso, volando dall’uno all’altro veloci e insaziabili come api tra le rose di Maggio. A quel punto sopraggiunge regolarmente la perdita della cognizione del tempo e rischio sempre che i dieci minuti che avevo programmato per la scelta del nuovo romanzo diventino ore. Potrei viverci in una libreria, come quella famiglia che in uno spot pubblicitario di qualche tempo fa viveva all’interno di un supermercato. Forse in una vita precedente sono stata un topo di biblioteca, chissà. Quello che ho capito con certezza ieri è che l’amore per i libri si trasmette geneticamente, come il colore degli occhi o la forma del naso. Quando io e mia figlia abbiamo varcato la soglia della libreria, quella grande del centro, con libri su tre piani, l’ho vista sgranare gli occhi e correre felice al reparto per bambini: “Mamma, che buono questo profumo di libreria!” mi ha detto sorridente mentre tirava fuori impaziente dagli scaffali Istrici e Battelli a Vapore, Gianni Rodari e Geronimo Stilton. Chiaramente, non potevo che essere d’accordo, e dopo aver allegramente esplorato, saggiato e annusato a dovere, ha deciso che oltre al libro suggerito dall’insegnante come lettura estiva, era ovviamente il caso di acquistarne un altro. Non ho avuto niente da ridire. Anzi.

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