Anche se solo per due giorni e mezzo, è stato bello tornare bambina. Ancora di più lo è stato potendo condividere le emozioni e quel brillare di occhi e risate sguaiate e gridolini insieme a mia figlia, che mi strizzava la mano sull’ottovolante quasi a voler diventare un tutt’uno con la mia, e scoprendo mio marito, il serio e compassato professionista, che si lasciava andare alle risate e bagnato fradicio dopo gli schizzi d’acqua mi guardava sornione. Sì, anziché genitori e figlia, per due giorni e mezzo siamo stati un gruppetto di marmocchi assortiti, totalmente concentrati sulla tipologia delle attrazioni, i tempi di attesa, le giravolte e gli occhialini 3D. L’unico momento in cui è riaffiorata un po’ di preoccupazione mammesca è stato il “mettiti la crema altrimenti ti scotti” per poi essere nuovamente inghiottita da pizze e granite, scivoli mozzafiato e tornei medievali.
E’ stato bello poter vedere nei suoi occhi quell’emozione mista a stupore nel varcare i cancelli di Gardaland per immergersi in un mondo di pura magia. Quando successe a me, ma avevo quasi 30 anni, davanti all’ingresso di Disneyland ad Anaheim fui travolta da una strana emozione e dal ricordo di quella bambina, accanita lettrice di Topolino fin dagli albori, che un caldo giorno d’estate del 1972 vide sulle pagine dell’amato giornalino le foto di quel parco realizzato da poco in quel luogo così misterioso e lontano dal nome California e pensò che le probabilità di andarci equivalevano più o meno a quelle di andare sulla Luna. Mi sbagliavo, ma ciò non ha potuto impedire che i lucciconi si formassero e rotolassero giù sulle mie guance, davanti agli occhi increduli del mio allora novello sposo.
Adesso la storia si ripete, corsi e ricorsi storici se non erro. E poterne essere testimone è stata una grandissima gioia. Ma non finisce qui. Topolino è ancora là che mi aspetta, ma la prossima volta saremo in due. O meglio, in tre.
E’ stato bello poter vedere nei suoi occhi quell’emozione mista a stupore nel varcare i cancelli di Gardaland per immergersi in un mondo di pura magia. Quando successe a me, ma avevo quasi 30 anni, davanti all’ingresso di Disneyland ad Anaheim fui travolta da una strana emozione e dal ricordo di quella bambina, accanita lettrice di Topolino fin dagli albori, che un caldo giorno d’estate del 1972 vide sulle pagine dell’amato giornalino le foto di quel parco realizzato da poco in quel luogo così misterioso e lontano dal nome California e pensò che le probabilità di andarci equivalevano più o meno a quelle di andare sulla Luna. Mi sbagliavo, ma ciò non ha potuto impedire che i lucciconi si formassero e rotolassero giù sulle mie guance, davanti agli occhi increduli del mio allora novello sposo.
Adesso la storia si ripete, corsi e ricorsi storici se non erro. E poterne essere testimone è stata una grandissima gioia. Ma non finisce qui. Topolino è ancora là che mi aspetta, ma la prossima volta saremo in due. O meglio, in tre.
1 commento:
Topolino...che ricordi...quasi quasi me lo compro oggi. Torno bambina anche io.
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